ROMA – “Tutto poteva essere diverso, se avessi saputo. Forse avrei cercato il mio vero padre. Forse mi sarei laureata in Fisica nucleare. O magari proprio no. Ma tutta la mia vita poteva andare in altro modo”. Francesca Maira, da marzo scorso, sta combattendo in tribunale contro suo padre. O meglio, contro l’uomo del quale porta il cognome e che però vuole disconoscerla. Una battaglia legale arrivata sulle pagine dei giornali per l’originalità della causa e per i nomi coinvolti: Giulio Maira è neurochirurgo di fama internazionale e consulente del Fas (Fondo assistenza sanitaria dello Stato Città del Vaticano), nonché medico a disposizione del papa. Anni fa ha deciso di formare una nuova famiglia disconoscendo la vecchia. Ha chiesto alla Sacra Rota l’annullamento del primo matrimonio con Roberta. Maira l’aveva sposata quando aveva 25 anni ed era madre di una bambina, Francesca, da poco più di un anno. Il medico dichiarò che la bambina era sua anche se non ne era il genitore biologico, e ora chiede il disconoscimento. Chiede insomma che la giustizia riconosca ufficialmente che Francesca non è una Maira. Lei, per tutta risposta, ha portato in tribunale il padre perchè ha detto il falso in un atto pubblico. Ora non si sentono più, ma Francesca, al Giornale, racconta un’infanzia felice con un padre premuroso.
“Un padre attento, presente: uno che ti consola se qualcosa non va. Come si può definire un buon padre? È più facile capire cosa sia uno cattivo. Un buon padre fa quello che tutti si aspettano, e lui era così”. Qualche anno fa però cambia tutto. “Nel febbraio o marzo del 2006, mio padre è andato a vivere con un’altra donna. Credo ci fosse il desiderio di crearsi tutta una nuova esistenza, cancellando la precedente e non lasciando più niente a noi. Così si sarebbero persi i diritti ereditari. Lo seppe dal padre? “Assolutamente no. Una mattina andai da mia madre, che era distrutta. Le avevo chiesto spiegazioni. Mi erano giunte delle “voci”: lei scoppiò a piangere ma non rispose. Fu mio zio a dirmelo. Mi raggiunse a Roma apposta, e me lo disse durante una colazione vicino al mare. Un segreto di 38 anni”. All’inizio la rabbia si riversò soprattutto sulla madre. “All’inizio la rabbia era stata più forte verso di lei: pensavo fosse anzitutto suo compito proteggermi. Loro due erano una costruzione societaria della quale io non facevo parte. Non è solo questione di soldi. Era la mia vita. I miei ricordi. Tutto”. Poi Francesca ha denunciato il padre per falso in atto pubblico: “Lui ha dichiarato il falso: questo è pacifico. Ha conosciuto mia madre che io ero già nata. Per amore verso di lei, immagino, dichiarò che io ero sua figlia. In realtà con lui ho diverse cause,ma questa è l’unica in cui attacco, perché nelle altre mi limito a difendermi”.