Chi ha iniettato la dose letale di eroina a Francesca Manfredi, morta di overdose a 24 anni lo scorso agosto, ora si trova in carcere con l’accusa di omicidio preterintenzionale. “Iniettando la sostanza per via endovenosa lo sballo sarebbe stato più forte di quello provocato dal fumarla”, scrive il gip di Brescia. Arrestati non solo chi avrebbe iniettato la droga ma anche chi l’avrebbe procurata e ceduta.
In tutto sei persone coinvolte nell’inchiesta della Procura di Brescia sulla morte di Francesca Manfredi, stroncata da un mix di droga e alcol nella notte del 23 agosto a Brescia. I sei arrestati, tre in carcere e altrettanti ai domiciliari, sono accusati a vario titolo di omicidio preterintenzionale e detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.
Francesca Manfredi, la rete di spaccio dietro la morte
Gli arrestati sono una ragazza italiana di 25 anni, finita ai domiciliari, un cittadino tunisino di 33 anni, ora in carcere, che spacciava nonostante fosse in affidamento in prova. Stesso discorso per un 28enne italiano residente in provincia di Bresci, anche lui da oggi detenuto nel carcere di Canton Mombello.
Ai domiciliari si trova un 31enne albanese trovato con 3.915 trip a forma di francobollo imbevuti di metanfetamine allucinogena che era riuscito anche a vendere. Ma anche con cinque litri di ketamina per 4.500 Euro e 200 cartoncini imbevuti di acido allucinogeno. “Nessuno mi ridarà indietro mia nipote ma che si faccia almeno giustizia”: queste le parole della nonna di Francesca Manfredi che ha cresciuto la ragazza fin da quando aveva due anni.
Chi era con Francesca Manfredi quella notte
La posizione più delicata delle sei finite arrestate è quella del 33enne che deve rispondere di omicidio preterintenzionale. L’uomo era con Francesca quella notte e con loro c’era una ragazza coetanea della vittima che ora risulta indagata a piede libero per omissione di soccorso. Proprio dal racconto della ragazza testimone oculare di quella terribile notte gli inquirenti hanno ricostruito gli ultimi giorni di vita della 24enne. Francesca in corpo aveva un elevato quantitativo di cocaina, ketamina, benzodiazepine e cannabinoidi.
Dal 20 al 23 agosto, hanno accertato gli investigatori, il gruppo ha più volte fatto uso di ansiolitici, ketamina, cocaina e alcool. La sera del 22 agosto si è aggiunta allo sballo anche l’eroina che mai Francesca aveva prima d’allora consumato. Dalle indagini è emerso che la dose di eroina era stata divisa a metà. L’uomo di 33 anni si era somministrato per via endovenosa una parte mentre l’altra Francesca l’aveva prima fumata e poi le era stata iniettata in vena.
Morta e poi abbandonata nella vasca da bagno
Nel corso della notte Francesca ha cominciato a stare male in preda all’overdose. Chi era con lei l’ha messa in una vasca riempita di ghiaccio, con l’obiettivo di farle abbassare la temperatura corporea. Quando alle nove del giorno successivo, domenica, gli amici si sono accorti che Francesca era morta, hanno chiamato i soccorsi. Nel frattempo però l’uomo si sarebbe liberato delle siringhe utilizzate nel corso della notte.
Il tutto è avvenuto a casa della vittima, nel quartiere Fornaci, dove Francesca era andata ad abitare da dieci giorni.
Una casa dove nel 2009, la notte di Natale, si consumò un omicidio sempre per questioni di droga: il 33enne tunisino Makram Ben Didane venne ucciso a coltellate da un suo connazionale e coinquilino.