Francesco Simone, l’ex craxiano chiamato Tom Tom alla coop rossa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 31 Marzo 2015 - 10:46 OLTRE 6 MESI FA
Francesco Simone, l'ex craxiano chiamato Tom Tom

Francesco Simone, l’ex craxiano chiamato Tom Tom

ROMA – Francesco Simone, l’ex craxiano chiamato Tom Tom. Della Cpl Concordia, la coop rossa coinvolta nelle indagini che hanno portato all’arresto di Giuseppe Ferrandino sindaco Pd di Ischia, Francesco Simone è il responsabile delle relazioni istituzionali e procacciatore d’affari a 15mila euro al mese: alla cooperativa viene chiamato confidenzialmente Tom Tom.

Per sua stessa ammissione, stando alle intercettazioni telefoniche, è in grado cioè di arrivare dappertutto grazie a conoscenze personali ed entrature politiche. Che originano dalla frequentazione con Craxi padre prima e con il figlio Bobo poi.

Sul Corriere della Sera Fulvio Bufi traccia un profilo che, sempre stando alle intercettazioni e all’accusa dei pm di Napoli per cui è stato arrestato, ne farebbe il regista occulto del sistema inquinato con cui Cpl Concordia avrebbe distribuito tangenti per metanizzare l’isola di Ischia e “il protagonista indiscusso delle operazioni contabili volte a a formare fondi neri” (il giudice).

Tom Tom sarebbe stato in grado di veicolare voti della comunità albanese per consentire al sindaco Ferrandino di entrare dalla porta principale al Parlamento europeo (tanti voti ma risultò primo dei non  eletti). Oltre e più dell’Albania, i contatti migliori di Simone si concentrano però in Tunisia. Scrive Fulvio Bufi sul Corriere della Sera:

E con i Craxi ha sempre condiviso anche ottime conoscenze in Tunisia, dove certo molte porte gli saranno state aperte proprio in virtù di quell’amicizia. Lui però mostra di saperci fare anche di suo. Parla di un «direttore di banca che ho a libro paga», racconta dei suoi rapporti con politici e forze dell’ordine, assicura di avere i contatti giusti anche in dogana. «Dalla Tunisia posso uscire anche con cento milioni di euro», dice in una intercettazione. E aggiunge che «il vero problema è entrare qui in Italia». Ma lui sa come fare, perché «il caposcalo della Tunis Air è mio amico».

Ma anche perché l’inventiva non gli manca. Lo si capisce in un’altra intercettazione (sulla quale si sofferma il gip), quando all’interlocutore racconta di aver passato la dogana di Fiumicino con i soldi nascosti nel passeggino della figlioletta. Ne sembra anche orgoglioso: «Ho detto: metto sotto il passeggino… Il passeggino, cioè, chi c… lo controlla».

In un’altra occasione è lui a proporre al presidente del consiglio d’amministrazione di Cpl Concordia, Maurizio Rinaldi (pure lui tra gli arrestati di ieri), di dargli centomila euro da portare all’estero: «A Pasqua sono in Tunisia e siamo in venti persone. Io avrei già fatto una fattura, quindi non c’è rischio. Distribuisco diecimila euro a testa e sto a posto, hai capito?». (Fulvio Bufi, Corriere della Sera).