Francesco, soffocato a Ikea, poteva salvarsi. “20 minuti di troppo nei soccorsi”

Francesco, soffocato a Ikea, poteva salvarsi. "20 minuti di troppo nei soccorsi"
Un negozio Ikea (Foto Lapresse)

ROMA – Il piccolo Francesco Emanuele Maria Parroni poteva essere salvato: forse a quest’ora sarebbe ancora vivo se nel centro commerciale di Porta di Roma, dove c’è il ristorante Ikea in cui il bimbo di tre anni è morto soffocato da un hot dog, ci fosse stato un primo soccorso medico. Lo dicono i familiari di Francesco ad Adelaide Pierucci del Messaggero. 

Ci sono stati venti minuti di troppo nei soccorsi, aggiunge la Procura di Roma, che ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo. Venti minuti di panico nel centro commerciale mentre Francesco diventava sempre cianotico tra le braccia della mamma Alessia, disperata, e nessuno sapeva come intervenire.

Quei venti minuti l’hanno portato al coma da cui non si è più svegliato. Fino a quando, il 17 marzo, è stata accertata la morte cerebrale del piccolo.

I testimoni ascoltati dagli inquirenti, scrive Pierucci, hanno

“confermato l’assenza di un primo intervento, la disperazione collettiva e il conseguente ritardo nell’arrivo del 118. Nel momento in cui i soccorritori arrivati con l’ambulanza sono riusciti a compiere le primi manipolazioni Francesco era già cianotico. Mentre chi invece poco prima aveva provato a rimuovere con le dita il boccone potrebbe aver aggravato una situazione, già disperata”.

All’esame del pubblico ministero ci sono i video delle telecamere di sorveglianza del ristorante e le testimonianze di chi era lì. Presto arriveranno anche le perizie dei funzionari della Asl che sono stati chiamati ad accertare se quel negozio Ikea avesse l’obbligo di fornire un punto di primo soccorso.

“Non deve più succedere a nessun bambino una cosa del genere. Un primo soccorso medico in un centro commerciale deve esserci”, dicono ora i familiari del piccolo.

Forse non succederà più, c’è da sperare, ma era già successo, il 20 agosto del 2013. Pierucci sul Messaggero ricorda il caso di un altro bimbo di tre anni, Giulio, morto soffocato da un boccone di carne al ristorante Ikea di Bari. Anche in quel caso il piccolo aveva subito un’ischemia cerebrale dovuta all’ipossia e due consecutivi collassi cardiocircolatori. Il cibo gli aveva ostruito l’esofago facendo entrare in sofferenza cervello, reni, polmoni. Anche in quel caso Giulio non ce l’aveva fatta: era morto dopo 20 giorni di coma.

 

 

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