Crescono i cervelli in fuga: senza di loro l’Italia perde 200 milioni l’anno

ROMA –  Cresce il fenomeno della fuga dei cervelli italiani all’estero. Sono sempre di più i ricercatori e i laureati che vanno all’estero per cercare fortuna. La maggior parte trova situazioni così migliori di quella italiana che non vuole più tornare indietro. Sono tutte persone iperqualificate che, all’estero, producono un profitto. Così, perdendole, l’Italia perde anche dei soldi. Secondo i calcoli dell’Istituto per la Competitività (Icom) i principali cervelli italiani all’estero producono ogni anno circa 200 milioni. Soldi che l’Italia avrebbe potuto avere ma che, senza investimenti nella ricerca, non avrà mai.

Il valore di duecento milioni all’anno viene calcolato in base al valore economico dei brevetti (301) depositati dai 20 principali scienziati italiani emigrati all’estero. In tutto, dal 1989 al 2009, si sarebbero potuti guadagnare quattro miliardi di euro. Un dato che è destinato a crescere visto che dal 2000 al 2007 sono cresciuti del 40% gli italiani laureati che lavorano nei paesi Ocse. E il trend è in crescita.

Secondo dati Aire, l’anagrafe degli italiani all’estero, il 73% dei ricercatori italiani non farebbe marcia indietro. Addirittura per il 95% i finanziamenti universitari in Italia vengono assegnati in modo non meritocratico. “Vorrei, ma non posso”, dice alla ‘Stampa’ Marisa Roberto, professore associato allo Scripps Research Institute di San Diego, che pochi mesi fa ha ricevuto da Obama il Pecase, il più importante premio americano dedicato ai giovani ricercatori (studia gli effetti dell’alcol sul cervello). “Sono andata in California per 6 mesi, ci vivo da 10 anni. Qui ho trovato responsabilità e fiducia. A Pisa avrei dovuto aspettare almeno 5-6 anni. Mi avevano persino proposto di insegnare gratis…”.

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