Funivia del Mottarone. Primo: aprire! L’ipotesi del forchettone che lasciava aperti i freni

Mottarone, funivia del Mottarone. La Procura ha un’ipotesi sul perché sono morte 14 persone nella cabina tornata indietro sul cavo alla velocità di 100 chilometri l’ora fino a schiantarsi. Un’ipotesi che la Procura rende pubblica per bocca dello stesso Procuratore Olimpia Bossi. E l’ipotesi è di “una scelta dettata da ragioni economiche”.

Di una “scelta consapevole” fatta in nome del primo e unico obiettivo di chi gestiva l’impianto: tenere aperto, aperta la funivia nella domenica di sole e di gente, scelta fatta sotto il segno di un valore dominante, quello del primo: aprire!

Funivia del Mottarone: il forchettone e, da almeno un mese, le anomalie ai freni

Tre fermi nella notte ha disposto la Procura. Troppo presto per dire che i fermati sono anche imputati, tanto meno colpevoli. Ma l’ipotesi di lavoro e di indagine della Procura è netta e chiara. Dagli interrogatori, ricostruzioni e prove materiali vien fuori il perché e il come della scelta “consapevole” di lasciare il cosiddetto forchettone su almeno uno dei freni di emergenza (forse entrambi), il forchettone che tiene aperti i freni, non li fa chiudere e non ferma la cabina.

Eccola la storia letta dalla Procura. Da almeno un mese la centralina di controllo segnala anomalie ai freni. Quindi vengono fatte ispezioni e vien messo mano. Perché ad ogni segnalazione di anomalia i freni scattano, la cabina si ferma e poi tocca andarla a sbloccare, si tratta di salire lassù, si tratta ogni volta di bloccare la funivia, si tratta di perdere un sacco di tempo.

Il tempo è denaro

Tempo che è denaro e tempo per una revisione totale dell’impianto non ce n’è se si vuole essere presenti e funzionanti al grande appuntamento delle riaperture post covid. Un po’ come quando salta la luce a casa: si va al quadro interruttori e si ritira su la leva, la luce torna.

Ma poi torna ad andare via e si torna a sollevare la leva e così via, senza accertare davvero il perché la luce salti, magari lo si farà domani, non stasera che c’è gente a cena. Quella funivia si fermava, i freni la fermavano, toccava ogni volta andare a sbloccare cabina e freni. E allora “la scelta consapevole dettata da ragioni economiche”.

Funivia: tenere aperti i freni, tanto che succede?

La scelta, secondo la Procura che indaga, è stata quella di lasciare il forchettone sui freni, il forchettone che tiene aperti i freni della cabina, tenere aperti i freni per tenere aperta la funivia. Tenere il forchettone sui freni per tenerli aperti. Non un forchettone dimenticato lì ma un forchettone consapevolmente messo lì per far andare l’impianto senza blocchi a singhiozzo da parte dei freni.

Tanto, cosa mai può succedere? Tenere aperti i freni, tenerli bloccati in posizione aperta diventa pericoloso solo se si spezza la fune traente o portante e quando mai succede una cosa del genere? Forti di questo calcolo, sostiene la Procura, chi poteva ha fatto la scelta del freni aperti perché funivia sia aperta nella prima domenica delle nazionali riaperture. 

Una improbabilità, una scelta, una cultura

La scelta del primo tenere aperto sarebbe secondo la Procura il frutto di una sorta di auto inganno: l’improbabilità di una rottura della fune. E quindi la possibilità di disattivare i freni d’emergenza senza che ne venga danno. Insomma una scommessa azzardata e perduta. E scelta anche figlia di una cultura, una cultura dominante e ossessiva in queste settimane e mesi, quella del primo comandamento, obiettivo e valore: aprire! Tanto cosa vuoi che succeda…

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