I furbetti del carovita: 10 cent per il caffè macchiato, extra per panna, ketchup e

Città che vai, furbetti del carovita che trovi. Caffè corretto? Sì ma nel prezzo. E non si può dare la colpa alla crisi o al caro vita perchè l’inflazione (e quindi il livello dei prezzi al consumo) si è notevolmente ridotta nel 2010, addirittura dimezzata rispetto a due anni fa. Ma di questo non se ne sono accorti gli italiani che per un caffè macchiato, in alcune città del Belpaese, pagano un sovrapprezzo sull’aggiunta. Circa 10 centesimi in più.

È quanto avviene in alcuni bar di Lucca, dove da qualche tempo esiste una “tazzina” a due prezzi: 90 centesimi quella normale, 1 euro il macchiato. Tanto vale la goccia di latte che addolcisce i nostri caffè, per buona pace di chi, al più costoso cappuccino, preferiva il caffè macchiato. Espedienti “low cost” da usare in tempi di crisi.

Ci si domanda se il doppio listino, nella città toscana, non sia frutto ancora una volta della creatività italiana. Forse escamotage di sopravvivenza  per i poveri commercianti. Ma quella di far pagare gli “extra” con una maggiorazione nel servizio è in realtà una pratica diffusa man mano che si risale lo stivale. A Milano la panna sul gelato si paga a parte: 50 centesimi in più, 1 euro se si sceglie doppia. E alla classica domanda «quanti gusti?» la risposta è due al massimo, perchè si sa, nella città meneghina ogni aggiunta di sapore al cono si paga cara.

Perfino il cornetto è discriminato rispetto al sud: i lieviti possono costare 50 centesimi in più se ripieni. Ma non basta. In alcuni ristoranti delle città italiane se ordinate l’hamburger, dovete ricordarvi di chiedere anche maionese e ketchup. Ma usateli con parsimonia: anche questi si pagano a parte. C’è perfino chi vende informazioni stradali ai passanti. Alcune edicole si sono già attrezzate e hanno affisso un cartello in cui si chiede 1 euro per ogni strada indicata. Per fortuna hanno inventato il tom tom.

Il Codacons continua a raccogliere “soffiate” di pratiche sempre più fantasiose introdotte da alcuni esercenti, che diventano una vera e propria sovrattassa sui conti finali di beni e servizi. In media gli extra pesano il 10-20 % sullo scontrino. Per non parlare dei rincari delle consumazioni al tavolo che in alcune zone turistiche fanno lievitare il costo dell’ordinazione del 500 %. E così se a Milano cappuccino e cornetto costano 2,10 se consumati al bancone e 5,15 comodamente seduti al tavolo, a Roma la colazione in piedi costa 1,95, apparecchiata 5,50. A Napoli, in diversi locali pubblici, andare alla toilette costa  50 centesimi a 1 euro. Mentre in città d’arte come  Venezia i  ristoratori da tempo applicano listini diversificati per locali e turisti. Altro che inglese, di questi tempi conviene sapere il dialetto.

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