Garibaldi rischiò l’amputazione ma i luminari d’Europa lo salvarono

ROMA – Un gruppo di luminari in medicina salvarono la gamba di Giuseppe Garibaldi dall’amputazione. Il patriota italiano rimase ferito nell’agosto del 1862, nella battaglia sull’Aspromonte, quando una pallottola si conficcò nel malleolo del piede destro provocando una gangrena gassosa.

Soccorso con rapidità da Enrico Albanese, Pietro Ripari e Giuseppe Basile non c’era modo di determinare la gravità della ferita, non esistendo all’epoca i raggi X, scoperti solo nel 1895. L’unica cura era l’amputazione sul campo, tanto che lo stesso Garibaldi affermò: “«Se credete necessaria l’amputazione, amputate”.

Ma i medici non volevano amputare la gamba dell’uomo destinato a portare a termine l’unità d’Italia e convocarono luminari in medicina e chirurgia da ogni parte d’Europa, che proposero cure alternative e esami diagnostici all’avanguardia per salvare la gamba ferita. Portato a La Spezia, nella sede del carcere di Forte Varignano, arrivano i nomi importanti della medicina del tempo: Francesco Rizzoli da Bologna e Luigi Porta da Pavia, Fernando Zanetti da Pisa e Giovanni Battista Prandina, da Chiavari, che già in altre occasioni avevano curato l’illustre malato.

La diagnosi è chiara: “ferita da arma da fuoco penetrante nell’articolazione tibio-tarsica, con frattura del malleolo interno, complicata da flemmone per presenza di sospetto corpo estraneo nell’articolazione”, ma il dubbio che attanaglia i medici è la presenza o meno del proiettile, che se presente ed estratto permetterebbe di salvare la gamba divorata dalla gangrena.

In soccorso arrivano allora i medici europei: Richard Partdrige del Royal College di Londra, che in una seconda visita porta con sé Nikolai Pirogoff da Pietroburgo. Ma la gamba si aggrava tanto che il medico Agostino Bertani torna a proporre l’amputazione come cura, fino a quando il chirurgo napoletano Ferdinando Palasciano, convinto della presenza del proiettile nella ferita, si avvale dello strumento diagnostico di Auguste Nélaton, medico di Parigi, due sondini collegati ad una pallina di ceramica che si annerisce se avvicinata al piombo.

La sondina confermò così le teoria di Palasciano della presenza del proiettile, che estratto dal chirurgo Zanetti con un incisione di 4 centimetri nel piede di Garibaldi, ne permise l’estrazione ed il salvataggio della gamba dall’amputazione. Una pallottola di carabina da 22 grammi attentò alla gamba ed alla vita del patriota, ma una congrega di luminari gli permise di portare a termine l’Unità d’Italia e di entrare nella storia.

 

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