Garlasco. Alberto Stasi non è un pedofilo, ma allora perché quelle immagini sul pc?

Alberto Stasi

Alberto Stasi non è – stando alla sentenza di primo grado – l’assassino di Chiara Poggi e non è neanche un pedofilo virtuale che soddisfa le proprie fantasie con la pedopornografia. La perizia redatta dagli ingegneri Roberto Porta e Daniele Occhetti, depositata mercoledì 28 aprile in tribunale a Vigevano, scagiona il giovane di Garlasco dall’ipotesi di aver divulgato materiale pedopornografico, anche se resta dubbia la volontarietà di scaricare immagini che raffigurano bambini in tenera età in atti sessuali con adulti.

Stasi, si legge nella perizia è «un soggetto non specificatamente interessato alle tematiche della pornografia minorile e privo delle caratteristiche tipiche di chi fruisce abitualmente di contenuti di tale natura». E ancora: «Le immagini recuperate presentano caratteristiche compatibili con l’attività di caching del browser di navigazione web più che il risultato di una precisa e volontaria acquisizione. Gli stessi contenuti ricavabili dai siti web in esame appaiono prevalentemente di dubbia interpretazione, in quanto ritraggono soggetti che, per il senso comune di riconoscimento, potrebbero risultare indifferentemente di maggiore o di minore età». Tradotto in un linguaggio più semplice significa che il giovane navigando su internet potrebbe aver aperto per caso e non per propria volontà delle pagine con immagini di ragazzine. Ragazzine poi che sembravano più maggiorenni che under 18.

Si sgretola quindi l’immagine del giovane incapace di emozionarsi al nome della fidanzata trucidata e che invece nasconde la passione perversa  per il sesso con le minorenni. La perizia di mercoledì quindi potrebbe portare a un nulla di fatto e non a un rinvio a giudizio.

Accertato è che  Stasi era un amante del porno su internet e che la mattina in cui Chiara stava morendo lui era davanti al pc a “svagarsi” con il web a luci rosse. Inoltre, anche questo è documentato, quando era su Internet usava spesso parole chiavi come “teen”, che in gergo significa “giovanissime”. Ma questo non basta secondo la perizia:  «Se obiettivamente valutate, le condotte di Alberto Stasi non appaiono in alcun modo tipiche di chi intende fruire di contenuti pedopornografici, nessuno dei supporti di archiviazione esaminati presenta contenuti afferenti la tematica della pornografia minorile in stato di regolare memorizzazione e possibilità diretta di accesso e di fruizione da parte di un utente».

Insomma alla fine sembra che questo ragazzo accusato e poi assolto dall’accusa di omicidio, accusato e poi quasi assolto dall’accusa di pedopornografia, non sia proprio un santo ma nemmeno l’uomo senza emozioni e pedofilo come spesso lo hanno dipinto.

Dal punto di vista giuridico dopo l’assoluzione del 18 dicembre scorso e la perizia di mercoledì, che poterà quasi sicuramente all’archiviazione, la Procura di Vigevano avrà ben poco su cui basare l’accusa per l’omicidio di Chiara in Corte d’Appello a Milano. La perizia d’ufficio sul pc di Stasi richiesta dal pm Rosa Muscio non era altro che un modo per ritrovare nella perversione di Alberto il movente di un delitto che altrimenti non avrebbe avuto spiegazioni. Anche se il pm non lo ha mai ammesso l’accusa di pedopornografia completava così la già fosca personalità di Stasi, non proprio amato dall’opinione pubblica e dalla stampa per la sua freddezza fuori e dentro il tribunale.

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