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Gaspare Como, cognato di Matteo Messina Denaro, arrestato: “Gestiva tesoretto di famiglia”

di Daniela Lauria |6 Luglio 2015 11:38

Gaspare Como, cognato di Matteo Messina Denaro, arrestato: gestiva tesoretto

PALERMO – Gaspare Como, 45 anni, commerciante di Castelvetrano, in provincia di Trapani, è stato arrestato. Como, pregiudicato per associazione a delinquere ed estorsione è il marito di Bice Messina Denaro, sorella del capomafia latitante Matteo Messina Denaro. Il cognato del boss, alcuni mesi fa, era riuscito a riaprire il Mercatone diffusione moda, aggirando il sequestro di beni e per questo sarebbe ora accusato del reato di trasferimento fraudolento di beni.

A denunciare la riapertura del grande magazzino era stato Salvo Palazzolo sul quotidiano la Repubblica. In seguito il Comune di Castelvetrano aveva revocato a Como la licenza di commercio, ma lui aveva continuato a gestire il negozio, uno dei più frequentati della città. Secondo gli investigatori della Direzione Investigativa Antimafia, sarebbe Como a “gestire il tesoretto di famiglia”.

Secondo quanto riportato al quotidiano la Repubblica, gli investigatori avrebbero:

“scoperto altri prestanome al suo servizio, tutti insospettabili. Sono stati denunciati a piede libero. Ed è scattato un nuovo sequestro, per un altro negozio, che Como aveva aperto a Marsala. Sigilli anche per un immobile nella contrada balneare di Triscina, un altro recente investimento del commerciante. Nei giorni scorsi, Bice Messina Denaro aveva anche scritto una lettera dai toni accorati a Repubblica, per difendere il marito. Aveva denunciato di essere vittima di una persecuzione mediatica e ribadito la validità delle iniziative imprenditoriali di famiglia (“Ma sono attività di mio marito, non mie”)”.

Sempre secondo le fonti investigative citate da Repubblica, Gaspare Como avrebbe intessuto “grandi rapporti con alcuni commercianti cinesi di Palermo”. Anche su costoro la Dia avrebbe investigato, così sarebbe emerso,

“il consistente giro d’affari del cognato di Messina Denaro, che pagava sempre in contanti, e ogni tanto volava anche a Roma assieme a un cinese di Palermo, per scegliere il nuovo campionario. Erano affari solidi. Un altro commerciante cinese mise in allerta Gaspare Como delle indagini della Dia: “Vieni subito, devo parlarti”, gli disse al telefono non appena gli agenti erano usciti dal suo negozio”.

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