Gasper Rechi ucciso sotto casa a Roma: la figlia vede il corpo dalla finestra

Gasper Rechi ucciso sotto casa a Roma: la figlia vede il corpo dalla finestra
Gasper Rechi ucciso sotto casa a Roma: la figlia vede il corpo dalla finestra

ROMA – Lo hanno aspettato sotto casa e lo hanno freddato con quattro colpi di pistola. E’ morto così Gaper Rechi, albanese di 43 anni, assassinato giovedì sera alla periferia di Roma, in via Simeri Crichi, zona Giardinetti. A dare l’allarme è stata la figlia che al suono terrificante degli spari si è affacciata alla finestra e ha visto il corpo del padre, ormai riverso a terra accanto a un cespuglio di rose

Il 43enne, con precedenti per ricettazione e spaccio, è stato centrato da due proiettili alle gambe e due al torace. Dalle prime informazioni sembra che siano stati esplosi da un’auto. Alcuni inquilini del palazzo hanno riferito di aver notato una Smart allontanarsi subito dopo gli spari.

Non è noto quanti killer ci fossero in azione e in quale direzione siano fuggiti. La polizia sta cercando altre testimoniare per cercare di ricostruire la dinamica dell’agguato. Al momento non si escludono ipotesi, anche se resta probabile la pista di un regolamento di conti tra bande di pusher.

Sulla vicenda indaga la Squadra Mobile e il commissariato Romanina.

Come riporta Marco De Risi sul quotidiano Il Messaggero

Nella zona, negli ultimi anni, una catena di omicidi. Sullo sfondo sempre la guerra per il controllo del traffico di droga. Il 6 febbraio del 2014 un giovane di 22 anni è stato ucciso in un agguato in via Attilio Torresini, a Giardinetti. Edoardo Di Ruzza è stato colpito da sei colpi di pistola sparati da killer a bordo di un’auto poi fuggita in direzione Tor Vergata. La vittima era sceso in strada per parcheggiare lo scooter.

Di Ruzza, che aveva precedenti per droga, era stato già arrestato 3 anni fa dai carabinieri per porto abusivo di armi. Per gli investigatori era uno dei pusher armati che si dividevano le strade di Tor Vergata. Quelle attorno a via Dupré, dove gli spacciatori, tutti molto giovani, vendono cocaina ai clienti nascosti fra le auto parcheggiate. A sparare secondo le testimonianze sarebbero stati tre uomini poi fuggiti su una berlina chiara verso via della Sorbona, ma non si esclude che implicati nell’agguato ci siano anche due giovani vestiti di bianco su uno scooter. Quasi certamente si è trattato di un regolamento di conti nel mondo dello spaccio di stupefacenti.

Il 25 novembre 2015, un altro agguato sempre in zona, a Giardinetti. Questa volta di mattina, a mezzogiorno, in via Filippo Tofani. Un uomo, Salvatore D’Agostino di 32 anni, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco. A sparare due uomini a bordo di uno scooter che avrebbero rincorso la vittima lungo la strada senza uscita freddandolo poi a colpi di pistola. I proiettili hanno raggiunto il 32enne al torace e alla testa, non lasciandogli praticamente scampo. Il giovane è poi morto in strada per le gravi ferite riportate. Una vera e propria esecuzione avvenuta a poche decine di metri da un asilo privato che ha scatenato scene di panico.

Il 18 novembre scorso una sparatoria. Una lite fra tre italiani di origine sinti e quattro albanesi è finita a colpi di pistola. I tre, di 58, 31 e 23 anni, tutti già noti alle forze dell’ordine, sono stati fermati nella notte nella zona del Casilino e sono accusati di tentato omicidio e ricettazione. La lite è avvenuta all’esterno di un bar in via Mussomeli. Per sfuggire ai colpi gli albanesi si sono rifugiati all’interno del locale, mentre i tre sono fuggiti a bordo di una Nissan Micra.

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