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Gdf copriva evasori: indagato Bardi, numero 2. Arrestato comandante di Livorno

di admin |11 Giugno 2014 19:49

Gdf copriva evasori: indagato Bardi, numero 2. Arrestato comandante di Livorno

ROMA – Prendevano tangenti e garantivano l’assenza di controlli fiscali o verifiche fiscali addomesticate. Al mattino finiscono in carcere il comandante provinciale della Guardia di Finanza di Livorno Fabio Massimo Mendella e il commercialista Pietro De Riu, che collaborava attivamente con il colonnello. Nelle prime ore del pomeriggio la notizia che anche il generale Vito Bardi, il numero 2 della Guardia di Finanza, è indagato e il suo ufficio è stato perquisito. Poco dopo si viene a sapere che anche il generale della Finanza in pensione Emilio Spaziante, arrestato la settimana scorsa per la vicenda Mose, risulta indagato in un altro filone dell’inchiesta della procura di Napoli sulle verifiche fiscali pilotate. Non si conosce l’ipotesi di reato.

L’indagine dei pm napoletani Vincenzo Piscitelli ed Henry John Woodcock  arriva quindi ai vertici della Guardia di Finanza. Secondo l’ipotesi investigativa per ben 6 anni, tra il 2006 e il 2012, uomini dell’istituzione preposta al controllo e alla legalità fiscale favorivano l’evasione e ne traevano profitto.

La notizia, l’autentica scossa tellurica ai vertici della Guardia di Finanza arriva in stretta sequenza alla scoperta delle tangenti Expo a Milano e Mose a Venezia…qualcuno aveva detto: “E’ un problema di ladri”. E poi aveva dovuto aggiungere: “Anche di guardie”. Come volevasi dimostrare, ma nessuno poteva pensare che la conferma sarebbe stata così clamorosa.

Il generale Vito Bardi era già stato indagato nel 2011 con le accuse di favoreggiamento e rivelazione di segreto nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta P4. L’anno successivo, tuttavia, la sua posizione fu archiviata dal gip su richiesta dello stesso pm Henry John Woodcock. Al centro dell’inchiesta era l’ex deputato del Pdl Alfonso Papa, per il quale ora è in corso il processo. Secondo l’ipotesi accusatoria, l’ex parlamentare riceveva notizie coperte da segreto su indagini in corso e se ne serviva per ricattare alcuni imprenditori dai quali riceveva così denaro o altre utilità. Nell’inchiesta era coinvolto anche l’uomo d’affari Luigi Bisignani che ha patteggiato la pena.

 

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