Gela (Caltanissetta), famiglia sterminata dal Coronavirus in 10 giorni: prima madre e figlio, ora il padre Gela (Caltanissetta), famiglia sterminata dal Coronavirus in 10 giorni: prima madre e figlio, ora il padre

Gela, famiglia sterminata dal Coronavirus in 10 giorni: prima madre e figlio, ora il padre

A Gela una intera famiglia è stata uccisa dal Coronavirus in 10 giorni: prima mamma e figlio, ora anche il padre.

Tragica odissea di una famiglia di Gela uccisa dal Coronavirus. Prima la mamma e il figlio, a distanza di pochi giorni l’una dall’altro. Adesso anche l’uomo che è, rispettivamente, marito e padre delle due vittime. Tre componenti di un unico nucleo familiare venuti a mancare in circa dieci giorni.

Gela: la famiglia sterminata dal Covid in 10 giorni

Mamma e figlio erano deceduti nel reparto di Rianimazione dell’ospedale “Sant’Elia” di Caltanissetta. Il 31 ottobre la pensionata di 71 anni, il 4 novembre il figlio di 50 anni. Adesso il pensionato di 80 anni, affetto da diverse patologie, nel reparto di Rianimazione del “San Giovanni Di Dio” di Agrigento. I tre gelesi erano stati ricoverati il mese scorso nei due ospedali siciliani.

Sicilia, il bollettino del 10 novembre

Sono 32 i decessi da coronavirus registrati in Sicilia dalla Protezione Civile martedì 10 novembre. I nuovi casi sono 1.201, per un totale di 22.832 attuali positivi. L’incremento dei dimessi/guariti è di 276. Le terapie intensive sono in tutto 195. I nuovi tamponi sono 8.856. 

Terapie intensive: Sicilia sotto la soglia di guardia

Sempre più al limite la situazione delle terapie intensive in Italia. Superata ormai da giorni la soglia di rischio del 30% a livello nazionale, che secondo i dati del monitoraggio Agenas, aggiornati a lunedì 9 novembre, è arrivata al 36%. Oltre un letto in rianimazione su tre è occupato da malati Covid.

Ancora più preoccupante il quadro se si osservano i dati regionali: 12 regioni sono sopra la soglia critica, con tassi di occupazione delle terapie intensive che arrivano al 60% in provincia di Bolzano, al 58% in Umbria, al 54% in Piemonte. Numeri che rendono molto difficile, per non dire impossibile, garantire cure adeguate per le altre patologie.

Sopra la soglia di rischio, e di molto, anche la Lombardia (53%), la Val d’Aosta (50%), la Toscana (45%), la Liguria (44%), le Marche (43%). Più vicine alla media nazionale, anche se sempre oltre il limite, provincia di Trento (36%), Emilia Romagna (36%), Sardegna (34%), Campania (32%). Rimangono sotto la soglia critica Abruzzo (28%), Basilicata (28%), Puglia (28%), Friuli Venezia Giulia (26%), Sicilia (26%), Lazio (24%), Molise (21%), Veneto (20%) e Calabria (13%). 

In particolare le regioni che superano la metà dei posti occupati da casi Covid sono ormai al limite della capienza: la provincia di Bolzano, ad esempio, in termini assoluti ha 68 posti letto per i casi gravi. Di questi, 41 sono occupati da malati Covid. In Umbria ne sono occupati 64 su 111, in Piemonte 312 su 577. Anche la Lombardia, pur avendo il numero più alto di posti di terapia intensiva disponibili, 1.274, ormai è in una fascia ad alto rischio con 670 ricoverati Covid in rianimazione. (Fonte: Agi)

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