Gemma Amprimo: “Io, sindaco pro-Tav minacciata di morte 5 volte”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 18 Aprile 2014 - 11:57 OLTRE 6 MESI FA
Gemma Amprimo: "Io, sindaco No-Tav minacciata 5 volte"

Gemma Amprimo: “Io, sindaco pro-Tav minacciata 5 volte”

ROMA – Gemma Amprimo: “Io, sindaco pro-Tav minacciata di morte 5 volte”. Immaginate di ricevere via posta a casa vostra un esemplare di proiettile di una 44 Magnum con un messaggio che non può essere scambiato per un biglietto di auguri: “Il prossimo non sarà in busta, se partiranno i lavori a Susa tu sei finita. Meglio che ritiri la candidatura. Il prossimo sarà all’interno del tuo corpo”.

Per Gemma Amprimo, sindaco a mille euro al mese di Susa, epicentro della protesta contro l’Alta Velocità, con l’omaggio del proiettile è alla quinta lettera minatoria che riceve. Minacce alla famiglia, avvisi che il suo nome è segnato, la casa sotto controllo, la vita intima violata: è il prezzo che deve pagare per non essersi schierata dalla parte della protesta più radicale No-Tav,  Ormai sembra averci fatto il callo ma non per questo cede alla paura (“Vogliono farti arrivare al punto di chiederti: “Ma chi me lo fa fare?”).

Intervistata da La Stampa appare per quello che è: un politico moderato, un’insegnante di storia e italiano in aspettativa, una donna impegnata nell’amministrazione della sua comunità. Un impegno normale, quasi banale se non fosse per il contesto avvelenato degli ultimi vent’anni di battaglia No-Tav che ha convinto gli estremisti a dare la patente di servo ai gestori di hotel che ospitano i poliziotti o di mafioso se la tua ditta è impiegata nei cantieri della Val Susa.

Che costringe gli imprenditori a scappare in Francia lontano dalla “repubblica secessionista” no-Tav. Il tenore delle lettere minatorie rivelano da che parte stia il messaggio mafioso, fra l’altro indirizzato, in questo caso, a una signora mai troppo entusiasta dell’Alta Velocità, che partecipò alle prime manifestazioni ma che, con l’introduzione dell’Osservatorio, finì per giudicare accettabili le modifiche volute dalla comunità e rifiutate a priori dai duri e puri (e violenti). “Passeremo ai fatti. Sappiamo dove vivi…”, “Sabato sarà un bella giornata con il botto… Cambia il tipo di tende, in casa si vede tutto”: voglia di intimidire, voglia di tappare la bocca. Il sindaco però non si fa zittire:

Qui abbiamo avuto le Brigate Rosse e Prima Linea. Purtroppo ho ben chiaro quale peso possano avere i cattivi maestri e i profeti di sventura. Questa valle viene da una storia dolorosissima. Ci sono voluti vent’anni per decidere sulla Tav, un tempo esagerato. Il risultato è che l’opera ormai è demonizzata. Il mantra del male assoluto ha messo radici. Qui a Susa c’è un solo tipo di bandiere, anche se ciò non corrisponde al vero. In molti vengono a dirmi che vorrebbero esprimersi a favore. In molti vedono la Tav come un’occasione di futuro. In molti sperano di poter trovare un lavoro grazie al cantiere”. (Intervista a Niccolò Zancan, La Stampa)