GENOVA – Foto di bambini armati, scene di guerra e di persone che inneggiano allo Stato Islamico, di gente ferita e sentenze di condanna egiziane per fatti di terrorismo legato alla jihad. E’ il contenuto dei telefonini che avevano i tre libici, Abdel Kader Alkurbo (50 anni libico con passaporto svedese), Muhamad Ali Mosa Lufty (43 anni libico residente a Bruxelles) e Mohamed Abdel Mohamed Amar (39 anni, libico con passaporto belga), arrestati al porto di Genova con l’accusa di riciclaggio aggravato dalla finalità terroristica.
I tre cittadini libici sono stati arrestati dalla Digos appena sbarcati in porto a Genova dal traghetto Excellent della compagnia Grandi Navi Veloci proveniente da Tunisi. I tre sono accusati del reato di riciclaggio aggravato dalle finalità di terrorismo internazionale. L’episodio, racconta l’Ansa, è avvenuto domenica sera, il 3 gennaio 2016. I libici viaggiavano su tre auto Hyunday identiche.
La notizia è stata rivelata dal Secolo XIX. Il caso è seguito dai pm Piercarlo Di Gennaro e Federico Manotti. I tre stranieri di 50, 43 e 39 anni erano senza bagagli nelle loro auto e ora sono in carcere a Marassi. Nelle prossime ore saranno interrogati dal giudice. Indagini sono in corso per capire se avessero in programma incontri con qualche islamico radicale ligure o del Nord Italia. Il 31 dicembre, all’aeroporto genovese erano stati arrestati due sedicenti iraniani diretti a Londra con documenti falsi del Belgio accusati dalla procura dell’aggravante di terrorismo. Secondo il gip i due, un uomo e una donna, possono far parte di una cellula terroristica internazionale. Anche nei loro telefoni cellulari foto di armi e di scene di guerra.
Controlli a tappeto il 4 gennaio in numerosi internet point stranieri di Genova. Polizia e Digos hanno setacciato gli esercizi commerciali del centro storico (Prè, San Fruttuoso e Sampierdarena). I controlli sarebbero inseriti nell’attività di prevenzione incrementata dopo gli attentati di Parigi di un anno fa al settimanale satirico Charlie Hebdo e quelli del 13 novembre scorso. In un anno la polizia ha fatto oltre 7000 controlli in locali dove è possibile collegarsi alla rete, alla caccia di possibili simpatizzanti della jihad.
“Il porto rischia di diventare crocevia di soggetti legati al terrorismo internazionale, ma queste persone devono capire che qui i controlli sono serrati e che non possono girare indisturbati senza dare contezza di chi siano e cosa fanno”. E’ quanto detto dal procuratore capo di Genova Francesco Cozzi, in merito all’arresto dei tre libici arrivati in porto su tre auto presumibilmente rubate e con foto di armi e scene di guerra sui telefoni.
I tre libici arrestati domenica al porto “non sono terroristi”. Lo sostengono i difensori, Enrico Romanelli e Agostino Zurzolo. “Sono passati dalla Libia alla Tunisia – dicono – ed erano diretti a Bruxelles. Le auto le hanno comprate ed erano sorpresi che la polizia abbia contestato loro che fossero rubate. Loro non hanno contatti a Genova e con il territorio ma erano solo in transito”.