GENOVA – Ancora un neonato morto a seguito di una circoncisione fatta in casa. Questa volta a Genova, nel quartiere collinare di Quezzi. La tragedia si è consumata nella notte tra martedì e mercoledì. Sul caso indaga la squadra mobile.
La madre e la nonna del piccolo, nigeriane, sono state portate in questura per essere interrogate. Secondo quanto si è appreso, sarebbero state le stesse donne a chiamare il 118. Una volta arrivati i sanitari non hanno potuto fare altro che constatare il decesso del piccolo e chiamare la polizia. Il bimbo aveva poche settimane di vita, la madre ha 25 anni. Il padre è lontano dall’Italia. Secondo gli investigatori a praticare la circoncisione potrebbe essere stata una terza persona chiamata dalle due donne.
La circoncisione, va ricordato, è una procedura chirurgica che consiste nella rimozione della pelle che copre la parte superiore dell’organo genitale maschile. Le indagini sono coordinate dal sostituto procuratore Daniela Pischetola che potrebbe ipotizzare l’omicidio preterintenzionale. Gli uomini della Squadra mobile diretti dal dirigente Marco Calì, stanno controllando i cellulari della madre e della nonna per poter risalire ai contatti avuti negli ultimi giorni.
A fine marzo un bimbo ghanese di 5 mesi è morto all’ospedale Sant’Orsola di Bologna, dopo aver subito una circoncisione rituale in casa. Purtroppo non è stato l’unico caso: nel novembre precedente un altro bambino di sei mesi di famiglia ghanese ha perso la vita per dissanguamento nel medesimo modo.
“Il fenomeno delle circoncisioni clandestine riguarda migliaia di bambini ogni anno, e può essere risolto solo con un provvedimento nazionale che inserisca la pratica nei Lea, o comunque la garantisca a prezzi accessibili”, ha spiegato Mustafa Qaddurah, pediatra e dirigente del Centro Islamico di Roma, commentando il caso di Genova. “Al momento, tranne qualche eccezione, la circoncisione per motivi religiosi può essere fatta solo privatamente, al costo di migliaia di euro – ha aggiunto il pediatra – Questo porta migliaia di famiglie, che non hanno i mezzi per pagare o per tornare a farla nei paesi d’origine, a rivolgersi a ciarlatani che chiedono poche decine di euro. Noi come Centro Islamico di Roma ma anche diverse altre realtà chiediamo da tempo che ci sia un intervento del ministero della Salute, come l’inserimento nei Lea, che è l’unico modo per risolvere il problema”.
Quest’anno è già il secondo caso, sottolinea l’esperto, che si aggiunge a quello dello scorso dicembre a Monterotondo, in provincia di Roma. Alcune stime parlano di 2-3mila circoncisioni clandestine effettuate ogni anno in Italia. “Pian piano il fenomeno sta venendo allo scoperto, anche per la maggiore conoscenza da parte dei medici e delle autorità – spiega – ma c’è comunque una grande percentuale che non emerge. Ai bambini che muoiono si aggiungono quelli, e sono centinaia ogni anno, che arrivano al pronto soccorso con malformazioni o infezioni causate dalla pratica che spesso portano a danni permanenti”. (Fonte: Ansa)