Genova, dipendente del Comune faceva parapendio in orario di lavoro. Indagato

Genova, dipendente del Comune faceva parapendio in orario di lavoro. Indagato
La sede del Comune di Genova

ROMA – In orario di lavoro faceva parapendio. Ed è solo uno dei casi di assenteismo al Comune di Genova. Sono venuti fuori in un’inchiesta che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di tre persone, tra cui una donna, accusati di truffa ai danni dello Stato e falso. 

Se non tutti andavano a fare parapendio quando avrebbero dovuto essere in ufficio, molti andavano per negozi, scrivono Matteo Indice e Roberto Sculli sul Secolo XIX, che raccontano:

“L’informativa, piuttosto dettagliata, è finita nelle mani della polizia municipale, che ha avviato una serie di accertamenti incrociati con i comandi di altri centri dell’hinterland genovese. Soprattutto: le indiscrezioni sul comunale amante del brivido in orario di lavoro, si sommano a un altro dato importante filtrato in queste ore dalla Procura. I nomi di altri tre dipendenti di Tursi – tutti in servizio al Matitone dove ha sede la stragrande maggioranza degli uffici municipali – sono stati iscritti sul registro degli indagati dal sostituto procuratore Federico Manotti, con l’accusa di truffa ai danni dello Stato e falso.

 

La formalizzazione degli addebiti rappresenta un’accelerazione importante all’indagine-bis sull’assenteismo dopo l’arresto, alla metà dello scorso ottobre, d’un funzionario della divisione manutenzioni. Occorre precisare alcuni dettagli: sebbene il caso-parapendio sia senza dubbio uno dei più pittoreschi fra quelli esaminati dagli investigatori negli ultimi mesi, non è detto che ad esso corrisponda uno dei tre personaggi indagati di fresco dal pm Manotti (uno di loro, si rimarca in ambienti giudiziari, è una donna).

(…) Le prime segnalazioni alla magistratura, dalle quali è nata la nuova tranche di controlli, sono arrivate direttamente dai colleghi dei presunti fannulloni, con una serie di lettere anonime. E se sulle prime si poteva pensare che dietro i “corvi” si nascondessero invidie e messaggi non proprio disinteressati, il successivo screening delegato dal pubblico ministero ancora ai vigili del nucleo di polizia giudiziaria, trasformando gli accertamenti, di fatto, in indagini interne – ha confermato che qualcosa di vero c’era. Ecco spiegata l’iscrizione sul registro degli indagati per chi trascorreva parte della propria giornata lavorativa al centro commerciale o impegnato in attività decisamente più ricreative.

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