Genova, ragazza di 17 anni drogata dalla madre e violentata dal patrigno davanti a lei

Genova, ragazza di 17 anni drogata dalla madre e violentata dal patrigno davanti a lei
Genova, ragazza di 17 anni drogata dalla madre e violentata dal patrigno davanti a lei

GENOVA – A 17 anni, durante una festa in famiglia, viene drogata dalla sua stessa madre e stuprata dal patrigno. Così quella che avrebbe dovuto essere una allegra serata in famiglia in un appartamento di Genova si è trasformata in un inferno per una ragazza. 

Per quella notte sono finiti in carcere la madre della ragazza, una donna di 38 anni, e il suo convivente, di 39 anni, entrambi stranieri. Per tutti e due l’accusa è violenza sessuale di gruppo. Vista la pericolosità dell’uomo, il tribunale dei minori ha allontanato gli altri due figli della donna e li ha affidati ai servizi sociali, come la vittima della violenza.

I fatti risalgono alle settimane scorse. La ragazzina racconta di essere stata a una festa in compagnia della madre e del patrigno. I due l’avrebbero fatta bere e le avrebbero somministrato benzodiazepine, mescolate alle bevande alcoliche.

Una volta drogata, la giovane sarebbe stata abusata dall’uomo davanti agli occhi della madre. Quando la ragazza si è ripresa ha provato a reagire e la madre le avrebbe fatto capire che non doveva ribellarsi ma sottostare.

La ragazza è stata sentita due volte dagli agenti e ha fornito “preziosi dettagli”. In un primo momento non avrebbe detto nulla della presenza della mamma. Ma quando gli investigatori l’hanno risentita una seconda volta alla presenza di una psicologa, la ragazza ha spiegato che accanto a lei, sul letto, c’era la madre e che quando ha provato a reagire era stata la stessa donna a farle capire che doveva assecondare le voglie del patrigno.

Gli agenti hanno anche interrogato diversi testimoni che confermano il racconto della giovane: l’hanno vista in compagnia dei due, hanno notato che la madre la convinceva a bere qualcosa da un bicchiere. A confermare il racconto della notte da incubo anche alcuni messaggi sul cellulare della giovane in cui l’uomo le diceva che aveva sbagliato e che meritava la galera per quanto fatto.

“Ho sbagliato – le ha scritto l’uomo nei giorni successivi – merito di finire in carcere per quello che ho fatto”. Non una confessione vera e propria ma un elemento schiacciante che convince il gip a disporre il carcere per i due e salvare così i tre figli dal rischio di nuovi abusi.  

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