GENOVA – Il consiglio dell’Ordine degli avvocati di Genova in seguito alla denuncia di una giudice, ha cancellato dall’albo l’avvocato Mario Sossi, ex magistrato sequestrato dalle Brigate rosse il 18 aprile 1974 e rilasciato. Il provvedimento e’ stato preso alcuni giorni fa ma la notizia si e’ appresa oggi, giornata della Memoria delle vittime del terrorismo. La decisione del consiglio e’ legata a una denuncia presentata da un magistrato della Corte d’appello, dopo una vicenda di stalking e calunnie risalenti a due anni fa. Secondo la magistrata, Sossi, in qualita’ di avvocato difensore di un imprenditore di 28 anni che la perseguitava, avrebbe redatto atti e documenti che la accusavano di possesso di sostanze stupefacenti, su indicazione dello stesso suo assistito. Secondo quanto raccontato dalla giudice, l’uomo si era innamorato di lei ma, dopo un rifiuto, aveva iniziato a perseguitarla con messaggi sul cellulare, telefonate, appostamenti davanti a casa. Infine, era passato alle calunnie: l’imprenditore aveva accusato la donna di essere in possesso di stupefacenti. In questa fase Sossi, assistendo l’imprenditore, avrebbe tradotto in iniziative legali le calunnie sostenute dal giovane imprenditore. Per questo era partita la segnalazione anche a suo carico. Sossi, durante gli anni del terrorismo, era impegnato in un processo dove sosteneva l’accusa nei confronti di un gruppo di terroristi.
”Non possiamo parlare. Mario sta male e non vuole dire nulla sulla vicenda”. Lo ha riferito all’ ANSA Marina Sossi, bis nipote dell’ ex magistrato Mario Sossi, rapito dalle Brigate rosse nel 1974 a Genova e rilasciato dopo un mese a Milano. La famiglia si e’ chiusa nel piu’ stretto riserbo dopo la notizia della cancellazione di Sossi dall’albo degli avvocati di Genova, a seguito della denuncia di una giudice della Corte d’appello dello stesso capoluogo, ma da indiscrezioni, il provvedimento ha turbato l’avvocato. La cancellazione non e’ un provvedimento definitivo. L’ avvocato che ne fa richiesta puo’ sempre essere reinserito dopo un periodo che varia dai due anni e mezzo ai tre. A decidere e’ la commissione disciplinare del consiglio regionale, dopo la valutazione anche del comportamento dell’ ex iscritto durante il periodo della cancellazione e se non vi siano gia’ stati altri gravi precedenti.