Genova. Ex sindaco Pericu: salvò i trasporti pubblici, assolto da danno erariale

GENOVA – “L’ex sindaco Giuesppe Pericu è stato assolto in appello dalla Corte dei Conti dalla condanna, pronunciata in primo grado, a pagare 450 mila euro per il danno erariale provocato al Comune con l’operazione di scissione Amt-Ami, decisa nel 2004 dalla sua giunta per cercare di salvare Amt, favorendo l’ingresso dei privati nell’azienda e trasferendo il debito su Ami”.

Per chi non è di Genova, Amt sta per Azienda municipalizzata trasporti, Ami sta per Azienda mobilità e infrastrutture.

Quando l’agenzia di stampa Agi ha messo in rete la notizia, Giuseppe Pericu, ha sorriso.

“In primo grado la Corte dei conti per la Liguria aveva condannato anche l’ex assessore comunale al Personale, Giovanni Facco, al pagamento di 150 mila euro e l’allora consigliere di amministrazione di Ami, Marco Vezzani, a versare, ciascuno, 35 mila euro al Comune. Entrambi sono stati assolti”

era il seguito dell’Agi.

Giuseppe Beppe Pericu è stato uno dei sindaci di Genova più amati e rispettati: tenne testa a Berlusconi quando criticava i balconi genovesi alla vigilia del G8 del 2001, tenne unità la città durante il caos dei disordini, mentre Berlusconi e i suoi, tipo Fini, o erano latitanti o fomentavano la repressione.

Genova. Ex sindaco Pericu: salvò i trasporti pubblici, assolto da danno erariale
Giuseppe Pericu

A Giuseppe Pericu, di origine socialista, era subentrata Marta Vincenzi, comunista di origine e per mettere in discussione molte delle scelte del predecessore c’era forse una motivazione in più. La tensione creata da Marta Vincenzi arrivò a un punto tale che alla fine Pericu, dopo anni di silenziosa sopportazione degli attacchi ripetuti della Vincenzi, quando si arrivò in vista delle ultime comunali, annunciò che qualora Marta Vincenzi fosse nuovamente lanciata dal suo Pd, lui si sarebbe mosso con una lista civica “contro”, non per rifare il sindaco ma per saccheggiare il serbatoio della Vincenzi e indebolirla.

In quella specie di tragedia greca che è la politica, Marta Vincenzi a sua volta è ora nei guai perché ritenuta personalmente responsabile di sei cittadini morti nella alluvione del 2011.

Matteo Indice ha elaborato sul Secolo XIX:

“La scissione di Ami da Amt e la conseguente (e temporanea) privatizzazione della seconda, non danneggiò il Comune di Genova. Anzi. I fatti degli ultimi anni, in particolare le modalità e il prezzo con cui l’amministrazione genovese ha riacquistato dai soci francesi la totalità delle azioni dell’azienda di trasporto, dimostrano come quell’accordo non sia stato svantaggioso per il Comune, che addirittura vi guadagnò qualche decina di migliaia di euro.

“La Corte dei conti di Roma ha ribaltato la sentenza di primo grado inflitta in sede locale di Genova che condannava l’ex sindaco Giuseppe Pericu a risarcire 450mila euro, per lo “smembramento” andato in scena quand’era alla guida d’una maggioranza di centrosinistra. Contestualmente, sono stati manlevati da ogni responsabilità Giovanni Facco (ex assessore al Personale della medesima maggioranza) e Marco Vezzani (ex manager Ami), in precedenza condannati a pagare 350 mila e 35mila euro”.

Al centro del processo era la privatizzazione della società dei bus genovesi avvenuta nel2005,

“periodo in cui-come oggi -si trovava sull’orlo del fallimento”.

La strada scelta da Giuseppe Pericu per salvare i trasporti genovesi dal fallimento comprendeva

“la separazione del gruppo delegato alle manutenzioni (Ami, totalmente pubblica) da quello che curava il trasporto vero e proprio (Amt), rendendola semi privata con l’ingresso del socio francese Transdev. L’Amt, superata la crisi, era tornata nuovamente pubblica.

“Secondo l’accusa e i giudici di primo grado, erano stati favoriti eccessivamente i privati, danneggiando oltremodo la compagine pubblica Ami, e di conseguenza il Comune, poiché i pagamenti delle manutenzioni sarebbero stati costantemente ricalibrati al ribasso. Ami fu definita all’inizio dai magistrati una sorta di «bad company», sucui scaricare gli oneri di Amt e alleggerirne il conto economico”.

Ma in appello i giudici della Corte dei conti nazionale, a Roma, hanno ribaltato il verdetto genovese, giudicando l’operazione corretta. La sentenza occupa 46 pagine:

“Il collegio ritiene che sia da accogliere la doglianza degliappellanti, relativa alla mancanza d’un danno concreto e attuale a carico dell’ente pubblico. E ciò alla luce degli sviluppi recenti della vicenda per la quale è in causa.Va infatti tenuto presente, al riguardo, che negli ultimi anni…è venuta meno del tutto la partecipazione del socio privato ad Amt spa, con riacquisizione nel Comune di Genova. In particolare, sempre il socio privato è definitivamente uscito dalla compagine al termine dell’anno 2011 e ha ottenuto, a fronte della cessione delle azioni di sua proprietà, una somma pari a 22.482.807 euro.

“La somma che il privato medesimo, cioè Transdev (poi sostituito da Ratp che decise infine di sfilarsi, ndr) aveva versato al momento dell’ingresso nel 2005, era stata di 22.560.000 euro. Pertanto, sotto questo profilo, l’ente pubblico non ha subito alcun danno e ha guadagnato circa 86.000 euro. Oltre, naturalmente, alla disponibilità per sei anni di 22,5 milioni di euro”.

“La circostanza centrale è che negli anni in cui Amt ha operato come società mista non sono mai stati distribuiti utili, come risulta dai dati in bilancio dei relativi esercizi, … e dunque è evidente che il socio privato non ha mai beneficiato di alcuna somma,a danno (in ipotesi) della parte pubblica”.

“Quali che siano state le caratteristiche dell’assetto societario e organizzativo (se prima o dopo l’entrata in vigore del closing memorandum, il documento che garantiva agli occhi dell’accusa condizioni eccessivamente favorevoli a Transdev nel pagamento del lavoro svolto da Ami, ndr), è certo che queste non hanno comportato, nei fatti, alcuna di diminuzione del patrimonio pubblico”.

“Perciò «è carente nel caso di specie l’elemento soggettivo del danno ingiusto, concreto e attuale, necessario per una condanna da parte di questo giudice contabile”.

Matteo Indice ha intervistato Giuseppe Pericu e ne ha raccolto la reazione:

“È ovvio che io sia soddisfatto, e per due motivi fondamentali: da una parte perché la sentenza, sebbene fondata su principi di giustizia contabile, legittima una scelta politica che ho sempre difeso e che continuerò a difendere. E poi perché dà la possibilità, per chi oggi si trovi ad affrontare il dissesto nei conti di un’azienda di trasporto pubblico, d’imboccare la via della privatizzazione con la certezza di poterla fare, ancorché a regola d’arte”.

Perché l’operazione è finita così a lungo nel mirino?

“Credo rientri nei principi di un ordinamento democratico. Si è indagato su un intervento complesso, gli inquirenti ritenevano di avere elementi a sostegno delle proprie tesi, noi abbiamo portato i nostri. E sono certo che alla fine abbia prevalso la verità, che  è stato attuato un sistema corretto per salvare la circolazione degli autobus in città e come tale è stato valutato”.

Sottolinea Pericu e non si risparmia una goccia di veleno verso la Vincenzi:

“Le azioni del socio privato, quando decise di sfilarsi, furono riacquistate dal Comune a un prezzo più vantaggioso di quello a cui furono cedute. Mi sembra una prova importante. E però c’è un altro aspetto secondo me cruciale. Resto convinto che se quel percorso, tracciato durante la mia amministrazione, fosse stato portato avanti con convinzione, oggi il quadro di Amt non sarebbe tanto critico”.

Anche Repubblica ha dato la notizia della vittoria di Pericu, ma più stringata.

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