Geometra muore in carcere a soli 31 anni. La famiglia: “Stava bene, lo hanno picchiato”

Regina Coeli

Quando i carabinieri lo hanno accompagnato a casa per una perquisizione Stefano Cucchi stava bene. Sei giorni dopo è morto, in carcere. A soli 31 anni. I genitori raccontano così la serata dell’arresto: «Camminava sulle pro­prie gambe.  Era preoccupato, è normale. Ma non aveva alcun se­gno sul viso».

Cucchi, geometra con qualche piccolo precedente penale, era stato arrestato per spaccio di cocaina, ecstasy e marijuana. E la mattina dopo l’arresto aveva il volto tumefatto. Quindi, improvvisa e inspiegabile, la morte. Ufficialmente per arresto cardiaco.

La famiglia non si da pace e vuole scoprire cosa sia successo al ragazzo. La sorella spiega: «Sei giorni più tardi è morto, senza che noi potessi­mo vederlo prima».

La versione dei carabinieri, però, è che «non c’è stato alcun maltrattamento». Secondo i militari il ragazzo dopo essere stato condotto a Regina Coeli avrebbe detto di essere epilettico. «In quella stessa notte il pianto­ne – secondo i carabinieri – l’ha sentito lamentarsi. Tre­mava, aveva mal di testa. Così è stata chiamata un’ambulanza, ma Cucchi ha rifiutato le cure e non è voluto andare in ospeda­le. Poi si è messo a dormire e la mattina è stato condotto in tri­bunale ».

Alla famiglia, che ha assunto lo stesso avvocato di Federico Aldovrandi (morto nel 2005 dopo le percosse della polizia), le spiegazioni dell’Arma non piacciono. Anche perchè, lamenta Ilaria, la sorella di Stefano, sul corpo del ragazzo è stata immediatamente effettuata l’autopsia «senza darci il tempo di nomi­nare un perito di fiducia, anche se sembra che Stefano avesse tre vertebre rotte».

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