La tv ha scoperto il “vaso di Canzona”

Il Tapiro di Striscia a Giacinto Canzona

La tv, Mediaset in particolare, ha scoperto il “vaso di Canzona”, ovvero il mondo che c’è dietro alle strane storie che passano per lo studio dell’avvocato Giacinto Canzona “& Partners”, Anna Orecchioni in primis. Da giorni Pomeriggio Cinque e Striscia la Notizia dedicano ampi servizi e la sera del 28 febbraio si è aggiunta anche l’ammiraglia dell’infotainment di Canale 5, Matrix, con una puntata tutta dedicata a Canzona.

Romano, 38 anni, iscritto all’albo di Tivoli dopo aver subito un procedimento disciplinare dall’ordine degli avvocati di Roma, Canzona è uno che conosce molto bene le debolezze del sistema dei media. Sa quanto giornali e tv hanno bisogno di storie da raccontare. Come quella del gatto Tommasino, erede milionario, o di “suor Tavoletta”, multata a 180 km/h in autostrada perché “preoccupata per il papa”, o dell’agenzia di pompe funebri che vende i loculi già occupati. Tutte made in Canzona. Inviate ad agenzie di stampa e giornali preferibilmente il sabato, quando le redazioni sono vuote e chi c’è non ha tempo di verificare le notizie, avendo allo stesso tempo la necessità di riempire la pagina con qualcosa.

Canzona, intervista da Gianluca Nicoletti per Matrix, ha ammesso che “in tutte queste notizie una percentuale di verità c’è, un 50%“. Vuol dire anche che il restante 50% è bufala. “Non creavo fandonie – si giustifica – ma davo quel giusto condimento al titolo che serviva ai giornali”. Cosa ci ha guadagnato? La notorietà. A cosa gli serve? Non si sa. Non per la sua professione: col suo talento, sembra solo che abbia sbagliato mestiere. “Sono bravo nei titoli. I lanci d’agenzia spesso sono uguali al testo che ho scritto io”, si vanta Canzona mentre firma davanti a Nicoletti e alle telecamere il suo libro. Titolo? “Il Prezzo della verità”. Commento di Nicoletti: “Lui è convinto di far del bene all’umanità, è una sorta di bufalaro del terzo settore. Vuole proporsi più come agente di casi umani che come avvocato”. Poi una legittima domanda: “C’è un giornale online (nel servizio aveva mostrato la pagina tag di Giacinto Canzona su Blitz quotidiano) che da anni mette in guardia da tutte le notizie in cui in qualche modo c’entri questo avvocato, perché nessuno se n’è accorto prima?”.

Perché il sistema dei media ha la memoria corta, si potrebbe rispondere. Scoperto una prima volta nell’estate del 2009, dopo che nessuna Polizia Stradale confermò la multa a “suor Tavoletta” e Blitz quotidiano, Avvenire, Il Giornale e il Tg5 fecero corposi servizi su una serie di strane coincidenze che riguardavano lui e la sua socia-collega Anna Orecchioni, Canzona avrebbe continuato indisturbato nella sua “parte di avvocato delle cause strane”, se non avesse voluto fare il salto di qualità con la tv, mettendo in mezzo una storia tragica come quella del naufragio della Costa Concordia (32 vittime), figuranti malpagati e male istruiti sulla parte, programmi televisivi di punta su Raiuno e Canale 5.

A poche ore dall’affondamento Anna Orecchioni, “storica” socia di Canzona, era scatenata. Ha mandato al cellulare di un redattore di Matrix (e chissà a quello di quanti altri giornalisti) una serie di proposte: il naufrago esperto di navigazione, l’omonimo di Francesco Schettino che non ne può più degli insulti che riceve su Facebook, il pronipote di uno che era a bordo del Titanic. Tutta gente che senza battere ciglio appena scesa dalla nave si era già rivolta a uno studio legale…

La foto di "Cristina e Gabriele" a Domenica In. La freccia indica Canzona

Ha vinto la “notizia” della coppia di sposini che reclama un milione di euro dalla Costa Crociere, sconvolta perché lei, incinta da cinque mesi, avrebbe dovuto abortire in seguito al naufragio della Costa Concordia: è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso (di Canzona). Alla Costa Crociere non risulta una maxirichiesta di risarcimento da parte degli sposini, soprattutto perché Cristina Mazzetti e Gabriele Bezzoli non sono mai saliti a bordo della Concordia. Di Cristina Mazzetti poi, non si hanno tracce.

Di Gabriele Bezzoli invece sì. “Stanato” da Striscia la Notizia, ha confessato tutto in favor di telecamera. Studente, occasionalmente modello e comparsa tv, è stato contattato da Canzona perché suo conoscente, e aveva rifiutato una prima volta di interpretare la parte del naufrago perché “per quella cifra non mi andava bene” (100 euro). La seconda volta Canzona gliene ha offerti 200 e così lo ha convinto. Invitato dai giornalisti di Mediaset (Pomeriggio Cinque, Striscia la Notizia, Matrix) a scusarsi con le vittime della Concordia per essersi finto parte della tragedia, nel “non lo rifarei” di Bezzoli c’è più posto per le recriminazioni per un cachet basso e mai corrisposto (della serie: non ne valeva la pena per così poco), che per il dilemma etico.

A mo’ di espiazione catodica, Bezzoli ha accettato di indossare una telecamera nascosta e andare a fare quattro chiacchiere con Canzona. Che, non sospettando nulla, ha detto tutto: che “le redazioni Mediaset non sapevano di avere a che fare con attori” e che la fantomatica “Cristina” “era un’amica mia, è irrintracciabile, su quello non ci sono problemi”. Il problema di Canzona è che tutti gli altri sono stati rintracciati.

A iniziare da “Marilena”, la donna che a fine gennaio era andata in in tv, su Pomeriggio Cinque, raccontando di aver chiesto due milioni di risarcimento alla P.i.p., società francese che produce protesi del seno. Il materiale pericoloso con cui era fatta la protesi le avrebbe provocato un tumore al seno. Il suo avvocato è chiaramente Canzona, che prende applausi in studio dopo un’intemerata contro i cinici produttori di protesi cancerogene.

Bene, “Marilena” è una figurante apparsa anche su Raitre, con una voce del tutto simile a quella della “Cristina Mazzetti” naufraga Concordia sentita al telefono in uno dei primi passaggi televisivi degli “sposini naufraghi”. “Marilena”, scovata dai giornalisti Mediaset, non vuole dire il suo vero nome e nell’arco di pochi minuti sostiene di avere 48 anni e una figlia di 21 mesi, poi di avere 50 anni con una figlia di 5 anni…

Piange il citofono. Poi c’è una vera Marilena, Marilena Turnassi. Striscia la notizia ha scoperto che era lei la donna multata sulla bici per tasso alcolico troppo alto dopo aver mangiato tre babà, ma era anche la zia di una sposa lasciata sull’altare dal promesso sposo. “Notizie” con tanto di passaggi tv in cui c’è ovviamente Canzona di mezzo. E a guardare bene la pulsantiere del citofono di casa della signora Turnassi si scorge un cognome: Canzona.

Stessa cosa è successa con Mario Angeletti, padre di un invalido che avrebbe fatto causa (difeso da Canzona, chiaramente) al sindaco di Giovanni Rotondo per un cartello stradale a suo dire discriminatorio: “Vuoi il mio posto? Prendi pure il mio handicap”. Poco conta che il cartello in realtà e lì per tutelare i disabili dalla cattiva abitudine della sosta selvaggia. La verità è che dall’ottobre scorso, quando è uscita la notizia, ad oggi, nessuna citazione è arrivata al sindaco del comune di Padre Pio. Mentre andando in uno dei “luoghi Canzoniani”, ovvero casa della Turnassi, gli inviati di Striscia hanno notato sulla pulsantiera del citofono anche il cognome Angeletti.

Striscia la notizia ha rintracciato anche Anna Orecchioni, la storica socia di Canzona, la quale forse intuendo la mala parata, prende le distanze dal suo socio. O forse compagno. Mistero nel mistero. Le chiede l’inviato di Striscia: “Lei appoggia tutto quello che fa? “No, abbiamo pareri diversi”. E mentre lui si prende tutte le responsabilità: “Qualsiasi responsabilità”, lei nega di essere la sua fidanzata. Lui la giustifica: “E’ la mia fidanzata ma si vergogna”. “Insomma cos’è, compagna o collega?” “Secondo me compagna secondo lei collega”.

E’ il mondo di Canzona. Uno studio con otto avvocati ma dove le telecamere di Mediaset non trovano traffico di clienti. Parenti e condomini che diventano casi di cronaca. E una fidanzata-collega che dice di non condividere i suoi metodi ma che a poche ore dal naufragio Concordia inondava le redazioni di notizie succulente.

Ora lo processano in tv. Barbara D’Urso, che a Pomeriggio cinque ha ospitato più di una volta Canzona in studio nella veste di avvocato delle cause strane, vuole vendicarsi mediaticamente del raggiro subito. “Tra i miei giornalisti e la banda di Striscia…” lo stiamo conciando per le feste, grida indignata la conduttrice. E dopo tanti servizi arriva il 29 febbraio il processo finale. Processo al quale Canzona non si sottrae. Ma processo nel quale gli accusatori dovrebbero essere più clementi. Perché da Canzona la tv e la stampa hanno avuto tutto: prima tante storie da raccontare per riempire pagine e palinsesti, e adesso Canzona stesso, che è diventato la storia, anzi la saga, da raccontare a puntate.

Finirà tutto come era iniziato? Correva l’anno 1996, quando un giovane ventiduenne, che si era laureato in tre anni, fece ricorso contro l’Università la Sapienza perché lo costringevano a allungare di un anno, ai quattro obbligatori, il suo corso di studi. La notizia finì su tutti i giornali. Chi era quello studente prodigio? Giacinto Canzona.

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