Giacomo Toccafondi, quello che ha fatto il “dottor mimetica” a Bolzaneto

Giacomo Toccafondi, l'elenco delle brutalità del "dottor mimetica" di Bolzaneto
La scena di Bolzaneto del film “Diaz”

ROMA – Visite mediche “non conformi ad umanità”, ragazze costrette a denudarsi in presenza di uomini, niente assistenza medica ad una ragazza che aveva appena vomitato in cella. Sono solo alcuni punti dell’elenco (lungo 5 pagine) delle accuse e degli episodi contestati a Giacomo Toccafondi, meglio conosciuto come il “dottor mimetica” per via di quei pantaloni indossati quella terribile notte. Siamo a Genova, siamo nel luglio del 2001, siamo nella caserma di Bolzaneto. Il “dottor mimetica” era il responsabile dell’infermeria. Il più alto in grado tra i civili, anche se era difficile distinguerlo dagli agenti di Polizia penitenziaria perché aveva deciso per l’occasione di esercitare la professione vestendo alla militare. Le vittime dei pestaggi lo chiamavano appunto “dottor mimetica”, e fu anche così che i magistrati arrivarono a identificarlo.

L’elenco delle accuse e degli episodi che gli venivano contestati dai giudici è tanto lungo quanto atroce:

Ha effettuato egli stesso visite mediche di primo ingresso con modalità non conformi ad umanità e tali da non rispettare la dignità della persona visitata;

ha in particolare costretto le persone di sesso femminile a rimanere nude anche alla presenza di uomini, a venire osservate nelle parti intime e a girare più volte su se stesse, così sottoponendole ad una forte e grave umiliazione fisica e morale;

a Subri Arianna non forniva alcuna assistenza medica pur avendo la stessa vomitato nella cella e limitandosi a gettarle uno scottex e ordinandole di pulire la cella;

a Martensen Jens, il quale si presentava in situazione di sofferenza diceva che non poteva ascoltarlo né visitarlo perché doveva andare a mangiare;

insultava direttamente le persone visitate con espressioni quali “abile arruolato”, “pronti per la gabbia”, “alla Diaz dovevano fucilarvi tutte” ed altre analoghe, con tono di scherno e offendendone la libertà morale anche in riferimento a fede politica e sfera sessuale;

offendeva l’onore e il decoro di Kutkshkau Anna alla presenza di altre persone nell’infermeria, puntando il manganello contro la bocca ferita della donna, deridendola per i segni di paura da lei manifestati, non esprimendo dissenso quando altre persone presenti in infermeria pronunciavano a mo’ di cantilena le parole “manganello, manganello”.

Secondo i giudici Toccafondi “agì con particolare crudeltà”. In Appello era stato salvato dalla prescrizione, ma condannato a risarcire le vittime. Prescrizione anche in Cassazione. Era accusato di omissione di referto, violenza privata, lesioni, abuso d’ufficio. Terminato l’iter giudiziario, mercoledì pomeriggio, dopo 12 anni e 8 mesi di distanza da quei fatti, Toccafondi è stato licenziato dall’Asl 3 di Genova, con decorrenza immediata e senza preavviso.

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