Gianluca Buonanno, come ha trascorso l’ultima giornata

Gianluca Buonanno, come ha trascorso l'ultima giornata
Gianluca Buonanno

ROMA – “Stavo dormendo, non mi sono accorta di nulla”. Sta meglio la compagna di Gianluca Buonanno rimasta ferita domenica, 5 giugno, nel tragico incidente in cui ha perso la vita l’eurodeputato leghista. La donna non è riuscita a ricostruire con gli agenti della Polstrada la dinamica dello scontro fatale sull’autostrada Pedemontana, nel Varesotto.

Buonanno e la compagna erano andati a Tremezzina, sul lago di Como. Come riportato dalla Provincia di Como, il leghista aveva parlato con il parroco di Tremezzo e Griante, don Luca Giansante, con cui si è fatto scattare l’ultima foto della sua vita, finita sul profilo Facebook del prete.

“Abbiamo parlato di immigrazione – ha spiegato don Luca -, sono stati con noi tutta la giornata”.

Buonanno e la compagna erano sul lago di Como in vacanza, avevano pernottato in un hotel della zona sabato sera, domenica mattina avevano cercato una chiesa per la Messa e si sono imbattuti nel parroco impegnato con i volontari nella “Festa della famiglia”.

“I nostri ragazzi lo hanno invitato a mangiare salamella e polenta. Era piacevolmente colpito dalla bellezza dei luoghi che aveva visitato. Abbiamo parlato di tutto, era molto affabile, lontano dall’immagine esagerata che abbiamo visto sui giornali. Gli abbiamo raccontato che qui si vive di turismo ma molti sono costretti a cercare lavoro in Svizzera. Ha ascoltato la storia di un asilo locale e dell’impegno di tutta la comunità perché sopravviva. Ci siamo anche confrontati su temi più ampi come l’immigrazione: parlava di un’accoglienza intelligente e diceva che anche Papa Francesco vuole questo”.

Alle 16, Buonanno ha salutato ed è ripartito.

“Prima volevano passare alla lapide di Mussolini, che si trova poco fuori il paese (a Giulino, ndr). Non so se poi ci siano stati. Ci siamo salutati con un arrivederci: aveva promesso di tornare e che saremmo andati a Bellagio insieme, la prossima volta. Non potevamo credere alle notizie che giungevano dopo un’ora. Io per primo dicevo: Ragazzi su queste cose non si scherza. Adesso preghiamo tutti per lui”.

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