Gianpaolo Trevisi, poliziotto che chiede scusa per il pestaggio alla Diaz

Gianpaolo Trevisi, poliziotto che chiede scusa per il pestaggio alla Diaz
Gianpaolo Trevisi, poliziotto che chiede scusa per il pestaggio alla Diaz

ROMA – “Scusate”. Gianpaolo Trevisi lo ha scritto, in un lungo post, sulla sua pagina Facebook e le sue scuse sono dirette a chi ha subito le manganellate della polizia nella scuola Diaz durante il G8 di Genova del luglio 2001. Trevisi è un poliziotto, un poliziotto che ama la polizia “fino al midollo”. Ma è convinto che per migliorare bisogna riconoscere i propri errori. Ecco perché ha mostrato agli allievi poliziotti, ragazzi che nel 2001 avevano a stento 10 anni,il duro film “Diaz” su quella notte di Genova. Ecco cosa ha scritto Trevisi su Facebook, a corredo di una foto che lo vede insieme a Vittorio Agnoletto, all’epoca portavoce del Genoa Social Forum, sigla contraria al G8.

Diversi anni, capelli e sogni fa, ero davanti alla scuola Diaz, come si vede in foto, a discutere con Agnoletto; ad alcuni sembrerà strano che io non abbia detto nulla in questi giorni, dopo la sentenza della Corte europea, su quella nerissima notte e su tutto quello che è successo e non è successo dopo, ma in questa occasione, ancora più che in altre, ho pensato che era meglio fare, piuttosto che dire. Il giorno dopo la notizia, infatti, dopo aver parlato con loro, per circa un’ora, del mio G8 di Genova, ho fatto vedere ai 160 allievi, molti dei quali nel 2001 avevano 9/10 anni, il film Diaz.

Aspetto la prossima settimana per discuterne insieme, perché so bene, avendolo visto più volte, che subito dopo l’ultima scena, i titoli di coda ti stringono il collo, ti lasciano senza fiato e senza parole; rimani in silenzio e immobile sulla poltrona, ben sapendo che, nella maggior parte dei film o delle serie televisive, grazie alle quali molti amano la Polizia, è quasi tutto inventato e nell’unico, forse, unico film che ci distrugge è tutto drammaticamente vero, in quanto basato su fatti processualmente verificati. Proprio per questo, soprattutto tra di noi, se ne deve parlare e si deve litigare e discutere e domandare e rispondere, se si può.

Proprio perché amo la mia Polizia sino al midollo, non voglio dimenticare quella notte e la voglio ricordare a chi la sta scordando e descriverla a chi non la conosce. Sono certo, infatti, che anche per la Polizia, come per noi tutti essere umani, valga il fatto che si possa crescere, migliorare e cambiare proprio riconoscendo i gravi errori e studiando gli insuccessi e i fallimenti. Certo restano sempre aperte le ferite di chi quella notte, dentro un sacco a pelo, stava inseguendo dei sogni, magari anche macchiati di utopia, e si ritrova, ancora oggi, a convivere con un incubo sporco di sangue. Anche davanti a loro resto senza parole, dopo averne pronunciata solo una: scusate. Alle volte, comunque, alcuni silenzi dicono tante di quelle cose da diventare assordanti o da trasformarsi in musica da far sentire a chi non sa ballare…

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