Italiani bloccati in Giappone: “Anche 2mila euro per un biglietto aereo”

ROMA – Simone De Luosi, ingegnere di ventiquattro anni, e la fidanzata Aurora Andrea Di Benedetto, studentessa di economia a un passo dalla laurea, anche lei 24 anni, anche lei di Nichelino (Torino), erano arrivati in Giappone il 4 marzo per una vacanza.

Ma quella vacanza si è trasformata in un incubo. Prima il terremoto, poi lo tsunami, ora le fughe radioattive. I contatti con i due giovani, racconta La Stampa, sono difficili. Alessandro Di Benedetto, padre di Aurora è preoccupato. E arrabbiato: “So che mia figlia è una giovane donna responsabile, che sa prendersi cura di sé, racconta alla Stampa, che accanto ha un bravo ragazzo, ma noi qui, ci sentiamo abbandonati. Nessuno dell’ambasciata ci ha contattato per dirci quando i nostri ragazzi potranno partire, chi si farà carico del viaggio di ritorno e come ci si occuperà di loro nel frattempo. Noi passiamo ore, di notte, appesi al telefono prima sentirli per via delle linee costantemente occupate. Per quanto sappiamo stanno facendo tutto da soli: hanno trovato un posto da amici e cercano su Internet i biglietti per l’Italia. Nemmeno fosse un viaggio di ritorno qualsiasi”.

Gli europei in Giappone sono centinaia di migliaia. I voli per tornare a casa in questi giorni sono presi d’assalto. E le compagnie aeree, anche quelle in teoria low cost, si adeguano: “Si parla di duemila dollari a testa. Per noi non c’è problema – dice Di Benedetto – aiuteremo senz’altro nostra figlia, ma io e mia moglie ci chiediamo ‘e se non avessimo potuto farlo?'” Poi aggiunge: “Il nostro governo avrebbe dovuto fare come quello francese che si è preso l’incarico di gestire il rientro di tutti i connazionali in Giappone”.

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