Il Giornale, 100mila euro a pm Boccassini: la accusò di una guerra a Berlusconi

Pubblicato il 5 Marzo 2013 - 17:00| Aggiornato il 2 Settembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il Giornale dovrà risarcire la pm Ilda Boccassini per 100mila euro. Perché, in un articolo del 1999, il quotidiano accusava i pm di condurre una guerra contro Berlusconi. E questo comportamento sarebbe ”la negazione” del loro ”ruolo istituzionale” e lederebbe ”il cuore della funzione giurisdizionale, come imparziale e indipendente”. Lo sottolinea la Cassazione nella sentenza con cui la Terza Sezione ha confermato un risarcimento di 100 mila euro a favore del procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini da parte de ”il Giornale” per un articolo dal titolo ”Colpevole a tutti i costi” pubblicato nel 1999.

La sentenza della terza sezione civile conferma il risarcimento deciso dal magistrato dalla Corte di Appello di Brescia, che aveva raddoppiato quello quantificato in primo grado in 50 mila euro. Nell’articolo a firma di Salvatore Scarpino si attribuiva ai magistrati della procura della Repubblica di Milano, tra i quali la Boccassini – spiega la sentenza depositata  – di essersi assunti ”il compito di rivoltare il Paese e di guidarlo”; di aver ”selezionato con criteri politici e ideologici” Silvio Berlusconi come ”indagato in pianta stabile”; di seguire ”rigidi criteri politici e ideologici”.

Si affermava che il pm Boccassini aveva ”spacciato” come trascrizione di rituale registrazione ”un rudimentale… origliare”, per il quale era stata inquisita dal Consiglio Superiore della Magistratura che aveva preferito ”more solito archiviare”. Nel motivare la decisione la Suprema corte riprende la decisione dei giudici di merito secondo cui i ”fatti, descritti in termini diffamatori nell’articolo”, erano risultati, invece, rispondenti ”a una doverosa attività dell’ufficio”. Giustificando poi il risarcimento attribuito, la Cassazione sottolinea come ”il maggiore importo” sia fondato ”sulla ritenuta maggiore gravità della lesione e del pregiudizio sofferto”, basando ”tale maggiore gravità sul particolare interesse leso, costituito dall’esercizio della funzione di magistrato”.