I figli vanno amati, adesso anche per legge. Devono inoltre mantenere i genitori in difficoltà

Pubblicato il 29 Ottobre 2010 - 11:12 OLTRE 6 MESI FA

Amare per legge i propri figli. Nuovi diritti e doveri in famiglia. I genitori non devono solo mantenere ed educare i figli ma anche amarli, devono sentire la loro opinione, di cui devono tener conto, in questioni che li riguardano direttamente. I figli, da parte loro, devono rispettare i genitori e contribuire, secondo il proprio reddito, al mantenimento della famiglia. A delineare i nuovi rapporti familiari è un disegno di legge delega sulla revisione della normativa in materia di filiazione all’esame del consiglio dei ministri.

La novità principale del Ddl (4 articoli) è costituita dall’equiparazione fra figli naturali e figli legittimi. Qualsiasi distinzione, all’origine di discriminazioni, soprattutto in materia di eredità, sparirà. Sia che nascano nel matrimonio sia fuori (sono il 20% delle nascite secondo gli ultimi dati Istat), per la vita concreta dei figli non ci saranno più differenze. Rafforzati i legami con i parenti dei genitori, compresi i nonni: in questo modo si allargherà anche la possibilità di ereditare.

“L’assoluta parificazione fra figli naturali e figli legittimi – precisa il sottosegretario con delega alle politiche della famiglia Carlo Giovanardi – È importante perchè‚ toglie ogni discriminazione per questi minori. Si tratta di misure che estendono i diritti dei figli in generale, senza mettere in discussione, nè ipotizzare, nuove tutele per le coppie di fatto”.

Altra novità, dalla valenza più culturale ma non facilmente esigibile, almeno attraverso un obbligo giuridico, è costituita dall’inserimento dell’amore fra i doveri dei genitori. “Il figlio – dice l’articolo 1 del disegno di legge – ha diritto di essere mantenuto, educato, istruito, amato e assistito moralmente dai genitori nel rispetto delle sue capacità, delle sue inclinazioni naturali e delle sue aspirazioni”. A sua volta, il figlio deve però “rispettare i genitori e deve contribuire, in relazione alle proprie capacità, alle proprie sostanze e al proprio reddito, al mantenimento della famiglie finchè convive con essa”.