Melandri: “Al Maxxi vado gratis: ne farò la Tate italiana”

ROMA – Al Maxxi ”andrò gratis. E ne farò la Tate Modern italiana”. Dopo giorni di polemiche infuriate e anche di fuoco amico sulla sua nomina, la neo presidente Giovanna Melandri sceglie la difesa in tv. Intervistata da Maria Latella su Sky Tg24 l’ormai dimissionaria deputata del Pd si dice ”serena e certa di aver fatto tutti i passi giusti”, anticipa qualcosa del suo programma (”voglio affidare la struttura ad un direttore internazionale”).

Poi affonda: ”basta parlare di spese folli, ora querelo tutti”. Intorno a lei, però, la bufera non si placa. E se il Pdl insiste nel chiederle di rinunciare alla guida del giovane e malmesso museo del contemporaneo appena uscito da cinque mesi di commissariamento e dal Pd Matteo Renzi confessa che lui non l’avrebbe scelta, critiche alla sua nomina arrivano anche dal mondo della cultura, con i giudizi severi di due tecnici, l’ex soprintendente Adriano La Regina (”si è autoproclamata tecnico”) e il critico Francesco Bonami (”E’ stata il ministro che ha piantato il seme sbagliato dal quale è nata poi quella pianta sbagliata del Maxxi”).

Tant’è, Melandri tira dritto. Magliettina a righe, nemmeno un filo di trucco, l’ex ministro della Cultura fa spallucce quando le si fa notare che esponenti del suo partito hanno detto di essere stati informati solo a cose fatte (”non credo che il problema sia chiedere il permesso”). Poi ribadisce che è una legge, approvata nel 2010, a stabilire che gli amministratori delle fondazioni culturali non debbano percepire compensi: ”io come Federculture la trovo sbagliata – chiarisce – ma questo è un altro discorso. Le condizioni in cui ho accettato l’incarico sono queste”.

Niente stipendio, quindi. E dimissioni immediate dalla Camera decise ”non perché lo imponga la legge e nemmeno per questa caccia alle streghe che si è scatenata, ma per coscienza, perché ho sempre pensato che chi fa il parlamentare dovrebbe fare solo quello. E siccome credo che il Maxxi abbia bisogno di molto impegno, vedo incompatibili le due funzioni”.

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