ROMA – Giovanni Allevi pungola la “casta” della musica classica così come Marco Travaglio fa con Berlusconi. L’ardito paragone viene suggerito al compositore dal giornalista di Libero che lo intervista. E lui annuisce convinto.
«È come se avessero bisogno di me». Un po’ come Travaglio di Berlusconi? Ride. «Esatto. Ma io come “Kung Fu Panda” mi faccio attraversare dall’energia negativa e la rielaboro in positivo. Ed eccoci qui». Perché le persone dovrebbero comprare il suo disco? «Ora che mi ci fa riflettere, perché non c’entra niente con ciò che c’è in giro. All’idea di pubblicare un disco con un concerto per violino e orchestra, mi sento figo. Ecco».
E al Giornale dice:
«Eravamo arrivati al punto che mi contestavano non soltanto quelli della cosiddetta Casta, ma persino gli studenti più ideologizzati dei Conservatori». E lei? «Io,che per carattere sono pacato e non reagisco, ero andato in depressione. Non ero più in grado di scrivere una nota e non avevo le energie per ricambiare l’affetto dei miei fans»
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