MILANO – Giovanni Bonelli non dormiva da nove giorni prima di uccidere la madre. E’ stato questo il motivo del raptus che l’ha portato a strangolare Gemma Majerotto la vigilia di Natale e poi a tentare il suicidio gettandosi giù per la tromba delle scale? Nuovi dettagli emergono sulla tragedia familiare avvenuta a Milano il 24 dicembre 2015. La donna è poi morta il 4 gennaio successivo.
L’Ansa di quel giorno raccontava: In preda a una crisi di nervi ha cercato di strangolare l’anziana madre con una cintura. Solo l’intervento dei parenti, accorsi per le urla della donna, ha evitato il peggio. E’ accaduto in un appartamento di uno stabile in zona Piola a Milano, dove G.M.V., ingegnere di 35 anni ha assalito la madre di 68 cercando di strangolarla. I parenti gli si sono avventati addosso e l’uomo si è buttato dal secondo piano dello stabile. I carabinieri l’hanno portato in ospedale dove è agli arresti, piantonato, con l’accusa di tentato omicidio. Anche la madre è stata portata in ospedale. Sono entrambi in condizioni critiche.
Ora Andrea Galli sul Corriere della Sera fornisce maggiori dettagli che provano a far luce sulla vicenda:
Bonelli, sposato e padre di due bimbi, ricoverato in gravi condizioni (in coma indotto, con fratture ovunque, impossibile interrogarlo), aveva invano provato e riprovato. Fin quando aveva deciso di andarsene in montagna per un’intera giornata, e sciare con furia, nella speranza di stancarsi così tanto da accasciarsi sul letto. Nulla. Rientrato nella sua bella casa, convinto che il «rumore» dei figli non lo aiutasse, aveva chiamato la madre, 68enne ex docente dell’istituto tecnico commerciale Schiaparelli-Gramsci, e le aveva chiesto di ospitarlo. Permesso accordato. L’ingegnere, che durante i nove giorni sembra si sia anche rivolto – di nuovo senza risultati – allo psicologo di un ospedale pubblico per ricevere qualche aiuto, sotto forma di consigli o meglio di medicinali, si era trasferito nell’appartamento dei genitori in un palazzo residenziale in zona Piola a Milano. E lì s’ignora se sia riuscito o no nell’intento di riposare. Ugualmente s’ignora per quale motivo, alle 14.30 del 24 dicembre, abbia assalito la mamma. C’erano solo loro due (il papà è morto). Sentito il trambusto della colluttazione e probabilmente le urla di terrore della donna, alcuni vicini sono usciti, hanno visto la porta lasciata aperta da Giovanni nella sua corsa verso il suicidio, sono entrati, hanno dato l’allarme. E gli investigatori hanno cominciato l’attività.
Al momento la vita dell’ingegnere, che secondo fonti sia famigliari che investigative non abusa di droghe, non esagera con gli alcolici e non frequenta giri strani, alla larga da balordi e cattive compagnie, non presenterebbe punti oscuri. Non ci sarebbero «cause» di natura economica. Lo stipendio c’è ed è di livello, quantomeno tale da garantire una solida tranquillità; non sono emerse di recente improvvise e ingenti spese; sono stati esclusi problemi di salute della moglie o dei bimbi; men che meno l’iniziale esame di Procura e carabinieri evidenzierebbe nemici esterni nella scia di Bonelli, usurai o creditori vari che siano. L’ingegnere non è caduto dentro qualche vizio, non gioca a nulla e anzi pare parsimonioso nella gestione del denaro.