Giudice rinvia udienza al 2019: “Troppo lavoro, da schiavi”

Giudice rinvia udienza al 2019: "Troppo lavoro, da schiavi"
Giudice rinvia udienza al 2019: “Troppo lavoro, da schiavi”

ROMA – Prossima udienza, gennaio 2019. E’ quello che si sono viste notificare le parti di una causa civile tra due società di Taranto. Il giudice, Alberto Munno, ha deciso così perché ha un ritmo di 160 sentenze l’anno e di più davvero non può perché “la Convenzione dei diritti dell’uomo vieta schiavitù e lavoro forzato“.

Il consigliere laico di Forza Italia Pierantonio Zanettin ha chiesto al Csm di intervenire. Munno però si è difeso così: “Celebro 1260 processi all’anno e nel triennio il futuro massimo di capacità lavorativa esigibile è già prenotato e esaurito da 500 altre cause più vecchie di questa”.

Al Csm Zanettin sollecita una doppia iniziativa: l’apertura di una pratica in Prima Commissione “per valutare se l’improprio paragone con la schiavitù e il lavoro forzato dell’attività del magistrato , non comporti inevitabilmente un appannamento dell’immagine e del prestigio dell’ordine giudiziario”; e l’ avvio di un altro fascicolo in Settima Commissione “per verificare il programma di smaltimento dell’arretrato civile predisposto dal presidente del tribunale di Taranto e il carico effettivamente esigibile” dal magistrato in questione.

Il giudice in questione al Corriere della Sera spiega come sia arrivato al 2019:

In tre pagine di ordinanza – nelle quali si coglie anche un riflesso di «giurisprudenza difensiva» rispetto a rischi (disciplinari, erariali e di responsabilità civile) dello sforare la legge Pinto che risarcisce chi non abbia una sentenza di primo grado entro 3 anni – il giudice premette che già all’inizio di questa causa il 26 settembre 2014 si ritrovava sul ruolo un imbuto di «500 cause più vetuste» che dovevano «trovare prioritaria definizione negli anni 2015, 2016 e 2017 e 2018»: sicché a questo scopo, dopo 165 udienze di precisazione delle conclusioni e decisione delle cause nel 2015, ne risultano «fissate 160 per il 2016» e già «114 per il 2017, 60 per il 2018 e 28 per il 2019», alle quali «dovranno aggiungersi» non soltanto «le udienze nei procedimenti collegiali», ma anche «le ulteriori udienze di precisazione delle conclusioni e decisione delle cause» più vecchie, «la cui fase di istruzione è prossima a concludersi e che dovranno essere definiti con priorità rispetto» a questo fascicolo nato nel 2014.

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