Giulia Bongiorno: 'Raffaele Sollecito non era a casa di Mez'

PERUGIA, 6 OTT – ''Certo e' una verita' processuale ma dimostra che lui non c'era'': cosi' l'avvocato Giulia Bongiorno, difensore di Raffaele Sollecito assolto dall'accusa di avere ucciso Meredith Kercher, ha commentato le parole del presidente della Corte d'assise d'appello di Perugia. Lo ha fatto in un'intervista a 24Mattino su Radio 24.

''L'ho sentito ieri – ha aggiunto il legale riferendosi al giovane – e mi ha detto 'non me l'aspettavo ma sto ancora male'. Questo ragazzo ha accumulato una tale quantita' di sofferenza che non si sente ancora libero. Cio' fa capire quanto sia stata dura. Risarcimenti? Se la Cassazione dovesse confermare la sua innocenza e' un ragazzo che ha vissuto quattro anni in carcere, 20 ore al giorno in una cella due metri per tre. In questi quattro anni si sarebbe laureato, avrebbe iniziato a lavorare. La quantificazione non sono in grado di dirla, ne dovro' parlare con lui. Ma qualsiasi somma non potra' cancellare questa macchia indelebile''.

''Chi conosce gli atti – ha sostenuto ancora la Bongiorno soffermandosi sulle parole del presidente della Corte – sa perfettamente che l'unica prova a carico di Raffaele Sollecito era una prova di Dna. E' stata fatta una perizia che ha stabilito che quel dna non e' di Sollecito. Certo e' una verita' processuale ma dimostra che lui non c'era. E' chiaro che in astratto mai nessuno al mondo, salvo l'interessato, puo' sapere la verita' sostanziale. Ma io in questo caso mi sono convinta di sapere anche le verita' sostanziale. Non sempre avviene, ma stavolta io veramente avevo raggiunto il convincimento della sua innocenza''.

Infine una replica a chi dice che la condanna a Rudy Guede per ''concorso in omicidio'' possa portare a individuare altri colpevoli. ''Guede e' andato a sentenza – ha detto la Bongiorno a Radio 24 – quando c'era ancora in piedi l'accusa di Amanda e Raffaele. Si dice 'concorso' perche' mancava il processo su di noi. Ma non c'e' nessuno che necessariamente puo' pensare che sia un omicidio commesso da tre persone. C'e' una stanza, ci sono tracce solo di Guede e non ci sono tracce di Raffaele e Amanda. E' chiaro che c'era la prova per una persona, poi si e' verificato se c'erano anche gli altri due. Ora, siccome non ci sono gli altri due – ha concluso la Bongiorno – non e' che si devono cercare oppure necessariamente devono essere state tre o quattro persone''.

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