MILANO – Giuliano si è salvato dall’acido perché ha usato l’ombrello come scudo. E’ questo il racconto che l’altro ragazzo vittima della coppia dell’acido ha fatto a chi sta investigando sui casi. Loro, gli aggressori (presunti, visto che negano di conoscere Giuliano) sono Martina Levato e Alexander Boettcher, in carcere con l’accusa aver sfigurato con lo stesso metodo sopra descritto Pietro Barbini. L’aggressione a Barbini è avvenuta il 28 dicembre, quella raccontata da Giuliano il 15 novembre.
Elisabetta Andreis e Gianni Santucci sul Corriere della Sera ricostruiscono la vicenda di Giuliano:
Giuliano C. è un bel ragazzo (come Pietro), spesso all’estero per lavoro. A partire dai primi giorni di novembre 2014 viene contattato più volte al telefono da un’utenza Voip , servizio telefonico che viaggia sulla Rete. A parlare è sempre una voce maschile. L’uomo si qualifica come dipendente di una ditta che deve consegnare una raccomandata per conto delle Poste; e dice al ragazzo che deve andare a ritirarla per firmare la ricevuta. Il canovaccio è identico: anche Pietro Barbini è stato attirato in trappola con la scusa di una consegna. E con telefonate continue da un’utenza Voip.
Ma non è finita. Perché anche Giuliano, come Pietro, all’inizio si nega. Risponde di essere via da Milano. Alla fine, vista l’insistenza, dice che la lettera possono consegnargliela a casa perché sarebbe tornato di li a poco, verso le 14 del 15 novembre. E fornisce il suo indirizzo, via Nino Bixio. È lì che scatta l’agguato. Sotto casa Giuliano si trova davanti all’improvviso due persone, col volto coperto da sciarpe e cappucci. Sta parlando al telefono, quando si accorge che gli stanno lanciando addosso qualcosa: è acido. La stessa «arma» usata contro Pietro. Giuliano si ripara con l’ombrello che teneva aperto, ma gli cade il telefonino. Gli altri due lo raccolgono in fretta (e lo porteranno via). Il ragazzo riesce a rifugiarsi nel suo portone. Non avesse avuto l’ombrello aperto e la prontezza di usarlo come schermo, oggi probabilmente sarebbe sfigurato.
Dal carcere Martina Levato ha spiegato che non ha mai conosciuto e non ha mai avuto “contatti” con Giuliano C.:
“Abbiamo parlato questa mattina con la sig. Martina Levato – chiariscono i suoi difensori, gli avvocati Paola Bonelli e Marziano Pontin in un comunicato – la quale esclude ogni sua responsabilità con riguardo ai fatti per cui ieri sono state eseguite alcune perquisizioni”. La ragazza “esclude, altresì, di conoscere e di avere avuto contatti di alcun tipo con la persona offesa indicata nel decreto di perquisizione”. In relazione, invece, al presunto tentativo di evirazione di un altro giovane, avvenuto lo scorso maggio, la difesa spiega che quel giorno la stessa Martina Levato “è stata ricoverata presso un pronto soccorso”. Dal referto medico, chiariscono i difensori, risulta un “riferito tentativo di violenza da persona nota percossa al volto con pugni” con una prognosi di “30 giorni”, da “ridefinire dopo colloquio con psicologa del centro violenze sessuali”. Di tale “ultima e documentata circostanza”, concludono i legali, “la Procura di Milano era già a conoscenza”.
Anche il broker immobiliare Alexander Boettcher nega di aver mai conosciuto Giuliano C. Boettcher ha ricevuto in carcere la visita del suo nuovo legale, l’avvocato Ermanno Gorpia. Il broker nel colloquio, oltre a sostenere di non aver mai conosciuto Giuliano C., ha spiegato al suo legale che le sei bottiglie di acido trovate nella sua abitazione, quando è stato arrestato, contengono una sostanza “a bassa concentrazione, che non può nuocere alle persone”. Quelle bottiglie, ha aggiunto, gli servivano per “pulire alcuni appartamenti” di sua proprietà “in corso di ristrutturazione”.
Boettcher ha sempre negato di aver partecipato all’aggressione di Barbini e la stessa Levato lo difende su questo punto. L’avvocato Gorpia, intanto, sta valutando di chiedere nella prossima udienza del processo (fissata per il 27 gennaio) un rinvio per analizzare le nuove accuse contestate alla coppia per altre aggressioni simili.
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