Giulio Zampini è una cavia umana: “Testo farmaci per 10 euro l’ora”

Giulio Zampini presta il suo corpo alla scienza per testare farmaci. Lo pagano 10 euro l'ora
Giulio Zampini è una cavia umana: “Testo farmaci per 10 euro l’ora”

ROMA – Giulio Zampini, 33 anni, di Verona, è una cavia umana. Intervistato dal Corriere Veneto, il giovane ha raccontato il suo strano lavoro. Dal 2009 presta il suo corpo al Centro Ricerche Cliniche di Verona per testare farmaci. Lo fa volontariamente, per 10 euro l’ora. Ma, precisa, non lo farebbe mai per le emissioni dei gas di scarico.

Giulio, che la sera lavora come cameriere e di giorno fa il personal trainer, non si scandalizza a farsi chiamare “cavia umana”. “Qualcuno deve pur sperimentarli i farmaci”. La sua è una scelta di responsabilità, di rispetto per la ricerca, quasi una vocazione. Anche perché senza una solida motivazione, i soldi non basterebbero a ripagare una vita fatta di scadenze precise e rigide regole da rispettare.

Un esperimento tipo si svolge così:

“Entri la sera prima, intorno alle nove, fai analisi del sangue, urine e alcol test. La mattina dopo ti svegli alle 7, elettrocardiogramma, prelievo del sangue e assunzione del farmaco. Da lì devi stare a letto e fare prelievi a scalare, ogni cinque minuti, ogni dieci, ogni mezzora, ogni ora, fino a dopo pranzo, quando i prelievi cadono ogni tre ore e ti puoi muovere liberamente dentro la struttura. Nella seconda e terza giornata, invece, prelievi ogni sei ore, c’è più libertà di movimento, ma anche l’esigenza di rispettare sempre il regime alimentare per i pasti: zero spuntini, altrimenti la ricerca è falsata”.

A conti fatti, quei 10 euro l’ora, non sono poi una cifra così irrisoria:

“In dieci anni ho partecipato a quattro studi – racconta ancora al Corriere – e la paga totale suddivisa per le ore passate al Centro dà una media di 10 euro l’ora. Sembrano pochi eppure se entri la domenica sera ed esci il giovedì mattina puoi essere già sui 720 euro. Una volta ho fatto entrate e uscite di tre giorni dal Centro per quattro volte, quella cifra moltiplicata per quattro, ti ci paghi gli studi o una vacanza”.

Tra una sperimentazione e l’altra devono passare 6 mesi, spiega. Poi precisa il suo ruolo:

“Essendo volontario sano, come detto, la maggior parte delle volte, per me, si tratta di test di farmacocinetica, in cui si studiano assorbimento, distribuzione, metabolismo ed escrezione del farmaco. Non sono un paziente con una patologia e quindi non partecipo a quegli studi in cui si vuol vedere se un farmaco funziona”.

Solo una volta confessa di aver subito gli effetti collaterali di un farmaco miorilassante già in commercio e di aver avvertito una forte sonnolenza, ma per il resto la sua sembra un’esperienza più che positiva.

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