Giuseppe Carta: “Corro ma non sono falso cieco. Causa a Rai”

di redazione Blitz
Pubblicato il 3 Marzo 2016 - 11:58 OLTRE 6 MESI FA
Giuseppe Carta: "Corro ma non sono falso cieco. Causa a Rai"

Giuseppe Carta: “Corro ma non sono falso cieco. Causa a Rai”

SASSARI – Giuseppe Carta, maratoneta cieco, si difende: “Non sono un falso invalido, farò causa alla Rai”. Il motivo è la puntata del programma di Massimo Giletti “L’Arena” andata in onda domenica 28 febbraio, in cui si parlava di Carta come uno dei falsi ciechi al centro di una inchiesta della Guardia di finanza di Arbatax. Un’inchiesta che riguarda persone che recepiscono pensioni di invalidità ma che conducono, almeno in apparenza, una vita normale, per un giro di soldi da 500mila euro. Tra questi c’è anche Carta, 50 anni, di Barisardo (Sassari). Che però spiega a Salvatore Santoni su La Nuova Sardegna:

“Io quelli li denuncio. Arrivano a rincorrere un poveretto come me quando altri hanno preso di più e io ho preso una fesseria. Io non prendo l’indennità di accompagnamento. Quello che è stato detto non è vero: a quelli li denuncio”.

Spiega Santoni su La Nuova Sardegna:

“Dagli estratti conto previdenziali che lo stesso Giuseppe Carta ha messo a disposizione, emerge che tra il 2002 e il 2011 ha percepito una pensione di invalidità civile che oscillava tra i 3mila e i 3mila e 500 euro annuali. Poi nel 2013 l’impennata a 6mila euro annuali, fino ai 6200 del 2015. “Ma senza accompagnamento”, precisa l’uomo, “che non ho perché i ciechi parziale non lo prendono”.

Fino agli anni Novanta Carta aveva una vita normale, a capo di una impresa edile. I problemi sono iniziati con il distacco della retina alla fine degli anni Novanta.

Racconta Carta al quotidiano sardo:

“L’intervento per l’ernia del disco l’ho fatto a Pisa. Poi nel ’92 a Cagliari e nel ’93 a Ozieri. E ancora nel ’98 a Prato. Mi hanno fatto perdere l’occhio sinistro perché era messo molto male. Se una persona si rinchiude in casa non può fare niente. Io corro, faccio le gare, perché altrimenti sono finito. A me questa attività mi salva, non posso guidare, non posso uscire di casa, senza questo la mia vita sarebbe la fine”.

E su come possa correre, spiega:

“Io vedo a un metro come una persona normale ci vede a 30 metri. Ma spesso cado e mi faccio male. E la gente ride di me. Ho sempre fatto in modo di nascondere la patologia perché mi vergognavo. Ora può darsi che entro un anno diventi cieco completamente. Mi vogliono mettere in gabbia ma io ci sono già”.