Giuseppe Dibello ammazzato. Tribunale a omicida: se fai il bravo, fa niente

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 26 Ottobre 2017 - 11:09 OLTRE 6 MESI FA
giuseppe-dibello-omicidio-ansa

Il luogo dell’omicidio di Giuseppe Dibello (foto Ansa)

ROMA – Giuseppe Dibello ammazzato. Ammazzato il 2 maggio del 2.017 sul lungomare di Monopoli. Ammazzato da chi lo ha spinto quel giorno per farlo cadere, cadere giù dal lungomare. E lui è caduto, caduto sulla scogliera ed è morto ammazzato. Aveva 77 anni e a chi lo ha spinto deve essere apparso ridicolo nella sua senile fragilità, quindi perché non buttarlo giù e riderci su?

Insieme a Giuseppe Dibello ammazzato giù dalla scogliera quel giorno viene buttato anche Gesumino Aversa, anche lui un anziano. Che però se la cava e non finisce sugli scogli. Altrimenti gli ammazzati erano due. Chi li ha spinti ha appena ricevuto sentenza dal Tribunale dei minori.

Sentenza che dice all’omicida: se fai il bravo, fa niente. Se fai il bravo per tre anni, studi, prendi buoni voti, fai sport e la mattina dai una mano ai vecchietti, allora fa niente se ne hai ammazzato uno. Fa niente, ciò che hai fatto non solo non ti costa la galera, la detenzione, la pena. Ma te lo cancelliamo anche dalla fedina penale, come non fosse mai successo.

Questa la sentenza, perfettamente legale, del Tribunale dei Minori. Questo consente la legge. Se fai il bravo per tre anni, se la mattina dai una mano di volontariato al centro anziani, fai sport e segui corsi di legalità (che saranno mai?), se la sera fai un corso di formazione professionale, allora fa niente se hai ammazzato un essere umano quel giorno di maggio 2.017. Non se ne ricorderà più nessuno, non ne resterà traccia.

Al Tribunale di Minori, in piena legalità s’intende, appare trascurabile e comunque evanescente, di certo lavabile la traccia della vita di Giuseppe Dibello, la traccia di una vita stroncata. E la traccia del dolore dei suoi parenti amici. Se chi lo ha ammazzato fa il bravo per tre anni…il valore della vita di Giuseppe Dibello il Tribunale dei Minori, in tutta legalità, lo ha fissato a tre Ave Maria e un pater Nostro quando ci si va a confessare di una marachella. Forse perché Giuseppe Dibello aveva 77 anni che vale così poco a fronte del diciassettenne che l’ha ammazzato?

Se fai il bravo per tre anni…la cosa che si dice, il contrappasso che si impone a chi ha sfasciato una macchina o qualunque altro oggetto per vandalismo o incoscienza. Là, a Monopoli, ha sfasciato una vita quel ragazzo. Ma il Tribunale dei Minori, in tutta legalità, applica lo stesso metro.

Tre anni se fa il bravo e fa niente se ha ammazzato un uomo. Se fa il bravo, vale ripetere, a studiare, fare sport, fare volontariato (quale volontariato se è in sentenza?). Legalissima sentenza, sconcertante giustizia. Come osserva Massimo Gramellini sul Corriere della Sera possibile non vi sia nulla in mezzo tra l’ergastolo, i 30 anni di detenzione e i tre anni tre di fai il bravo che non fa niente? Possibile che un omicidio sia pure da incoscienza sia trattato in sentenza come un atto di vandalismo?

In questa vertiginosa perdita del senso delle proporzioni, dei fatti e anche dell’etica, coerentemente l’avvocato dell’invitato a fare il bravo dopo aver ammazzato un vecchietto spiega: “Era uno scherzo, solo il voler fargli fare un bagno fuori stagione”. Ah, ecco, adesso è chiaro: Giuseppe Dibello è morto perché non ha saputo stare allo scherzo.