“U lupu” Giuseppe Raeli è il mostro di Cassibile: 5 omicidi, usava sempre la stessa arma

Giuseppe Raeli

Alla fine è stato preso: Giuseppe Raeli, il “mostro di Cassibile”, detto “u’ lupu”, è stato arrestato il 29 novembre nel paese del Siracusano. L’uomo, un pensionato di 69 anni, è accusato di cinque omicidi, quattro tentati omicidi ed un episodio di minaccia a mano armata, tutti avvenuti tra il 1998 ed il 2009. Gli agguati sarebbero avvenuti sempre nella stessa zona, tra Cassibile, Noto, Avola e Fontane Bianche, e con la stessa arma, un fucile calibro 12 caricato a pallettoni.

L’episodio più lontano nel tempo, e per altro già coperto dalla prescrizione, è quello di una minaccia a mano armata avvenuto a Cassibile il 28 novembre 1998. Tra gli agguati contestati al pensionato, che erano già stati attribuiti nelle diverse indagini all’azione di un unico serial killer figurano il duplice omicidio dei coniugi Sebastiano Tiné e Giuseppa Spadaro ed il ferimento nella stessa circostanza di una figlia della coppia, Katia Tiné, avvenuto in una villetta di Fontane Banche il 31 luglio 2003; l’omicidio di Giuseppe Spada (Cassibile, 18 agosto 2004) ed i tentati omicidi di Aurora Fracone (Cassibile, 12 febbraio 2004) e Giuseppe Leone (Cassibile, 15 marzo 2009, l’ultimo degli episodi contestati).

Al presunto ”mostro” vengono contestati anche il tentato omicidio di Antonio Bruni (Avola, 21 novembre 1998), e le uccisioni di Rosario Rizza Timponello (Noto, 28 gennaio 1999) e di Giuseppe Calvo (Avola, 9 ottobre 2002). Per diversi altri episodi, compreso alcuni omicidi già ritenuti opera del ”mostro di Cassibile” come, ad esempio, quello di Maria Callari avvenuto nel dicembre del 2000 a Cassibile, non è stato sin qui formalizzato alcun provvedimento anche se gli inquirenti sospettano che il killer sia lo stesso.

La svolta nell’indagine della Procura della Repubblica di Siracusa che ha portato all’arresto è arrivata nei primi mesi dello scorso anno, quando il 15 marzo scattò l’agguato a Giuseppe Leone, un imprenditore agricolo ferito in modo non grave in un agguato tesogli mentre stava uscendo, di sera, dal suo podere nelle campagne di Cassibile. Le modalità operative fanno ritenere agli investigatori che possa trattarsi del ”mostro” che tuttavia non era più entrato in azione da cinque anni (l’omicidio Spada). Da quell’agguato è stato avviato un certosino lavoro investigativo che ripercorre a ritroso, caso dopo caso, i fatti di sangue attribuiti al ”mostro” e rimasti sino a quel momento irrisolti.

Furono fissati alcuni punti fermi che misero in collegamento gran parte degli episodi analizzati. Il primo fu, appunto, l’identico modus operandi. Il killer prima di sparare e uccidere tendeva alle sue vittime delle trappole che le costringeva a venire allo scoperto per diventare dei comodi bersagli: tronchi o grossi massi lungo la strada per fermare le auto, cancelli chiusi con del filo di nylon in modo tale da obbligare la vittima designata ad uscire dall’abitacolo ed esporsi ai colpi, incendi appiccati ai mezzi o colpi di fucile contro finestre e facciate per far venir fuori i proprietari da casa. Inoltre gli agguati venivano tesi rimanendo al riparo dietro muretti o fitte sterpaglie in zone che comunque consentivano al presunto assassino sempre delle comode vie di fuga, attraverso quelle campagne che l’uomo conosceva assai bene per via del suo lavoro di ”palista”: puliva infatti i terreni con la pala meccanica e poi rivendeva la legna da ardere.

Gli investigatori ritengono anche che il movente fosse sempre lo stesso: quello economico. In tutte le occasioni, secondo carabinieri e Procura, l’uomo avrebbe sparato per motivi di interesse, a volte anche per crediti di poche centinaia di euro che le sue vittime non avrebbero saldato per delle fornitura di legna (attività svolta da Reali) o per delle contestazioni sull’effettivo quantitativo di materiale consegnato. Gli interessi economici sono stati dunque individuati dagli inquirenti come ”il nodo centrale di tutti i casi”.

L’ultimo degli elementi che hanno consentito di chiudere il cerchio attorno a Giuseppe Raeli, è stato il tipo di arma utilizzata negli agguati dal presunto serial killer, un fucile calibro 12 caricato a pallettoni. L’indagine è partita dal ritrovamento di un bossolo sul luogo del tentato omicidio di Giuseppe Leone, avvenuto il 15 marzo 2009. Analizzato dagli specialisti del Ris di Messina ha consentito di accertare che era stato sparato con la stessa arma utilizzata già in altri agguati dal ”mostro di Cassibile”.

Giuseppe Raeli è stato descritto dagli investigatori come una persona taciturna, schiva ma anche ”fredda, chiusa, rancorosa, minacciosa e vendicativa quando si interferiva con i suoi interessi economici”. Anche per questo, hanno spiegato, a Cassibile era soprannominato ”u’ lupu” (il lupo). Ma la vera cifra distintiva del suo modo di essere e di vivere era lo smodato attaccamento al denaro, ”verrebbe da dire alla ‘robba’ come la definiva Verga nella sua novella”, ha detto il procuratore di Siracusa Ugo Rossi, nel corso della conferenza stampa in cui sono stati spiegati i dettagli dell’arresto.

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