MILANO – Sequestrato per poche ore, in casa sua, insieme alla moglie. E’ successo la notte tra il 15 e il 16 ottobre scorso a Giuseppe Spinelli, uno dei più noti collaboratori di Silvio Berlusconi. “Spino” nelle intercettazioni del processo Ruby, Spinelli era colui che gestiva il denaro da dare alle “Olgettine”.
Alcuni malviventi sono entrati in casa sua a Bresso e hanno chiesto tramite lui 35 milioni di euro in cambio di documentazione che, a loro dire, sarebbe stata utile all’ex presidente del Consiglio per ribaltare la sentenza civile sul lodo Mondadori. Lunedì la Polizia di Stato, a seguito di una serrata indagine, ha eseguito arresti e perquisizioni.
Secondo quanto ricostruito dalla polizia al culmine del sequestro lampo, alle 9 del mattino del 16 ottobre, Giuseppe Spinelli fu costretto a telefonare a Silvio Berlusconi davanti ai suoi sequestratori. Una telefonata di pochi minuti in cui Spinelli rese edotto Berlusconi della presenza dei documenti portati dai sequestratori, millantati per essere prove rilevanti nel caso Lodo Mondadori, e fece presente la richiesta di 35 milioni di euro.
Spinelli ha raccontato agli inquirenti i dettagli di quella notte. Ecco cosa si legge sul Corriere della Sera:
“Racconta che gli uomini della banda gli mostrarono una chiavetta e un Dvd dicendogli che in quei supporti informatici c’erano sette ore e quarantuno minuti di registrazione che avrebbero danneggiato Carlo De Benedetti sempre in relazione al Lodo Mondadori. Nessuno però fa vedere né sentire nulla al collaboratore di Berlusconi durante la notte del sequestro. Alla domanda di Spinelli: «Come faccio a sapere che il materiale è autentico?» quello che parrebbe il capo della banda, Francesco Leone, risponde: «È autentico, chi l’ha fatto è ancora nella “crema”».
La banda «propone» poi a Spinelli anche una presunta registrazione video di una cena in cui, secondo il loro racconto, Gianfranco Fini avrebbe parlato ai magistrati pregandoli di aiutarlo a mettere in difficoltà Berlusconi e che per questo gli sarebbe stato grato tutta la vita. Spinelli riferirà poi che, quando ha raccontato quest’ultimo episodio della cena di Fini all’avvocato Ghedini e a Berlusconi tutti e due si sono messi a ridere per quella frase riportata, e cioè che Fini avrebbe dichiarato che sarebbe stato grato ai magistrati che lo avessero aiutato.
E alcuni ricordi della moglie: “Entrambi parlavano italiano, uno dei due a un certo punto mi ha detto: stia tranquilla signora, anch’io ho una mamma. A un certo punto ho tirato fuori un rosario che avevo a portata di mano e io e mio marito abbiamo cominciato a pregare. Uno dei due aggressori, quello più gentile, mi ha detto: anch’io sono credente”.
Uno dei rapitori è stato riconosciuto perché indossava un paio di scarpe rosse e nere, essendo un appassionato tifoso del Milano.
Gli arrestati sono Francesco Leone, un pregiudicato pugliese di 51 anni, specializzato in questo genere di reati, arrestato a Paliano (Frosinone), Pierluigi Tranquilli, di 34 anni, residente a Olevano Romano (Roma), pregiudicato, e Alessio Maier, di 46 anni, residente a Malnate (Varese), anch’egli con precedenti. Oltre a questi 3, ritenuti gli organizzatori e gli ideatori ci sono 3 albanesi pregiudicati di 33, 28 e 39 anni.
Spinelli ha poi raccontato che, appena rilasciato dai suoi sequestratori, alle 9 del mattino del 16 ottobre, è stato ”prelevato” dagli uomini della scorta di Silvio Berlusconi. Nessuno, però, ha avvisato la polizia giudiziaria del reato commesso fino al pomeriggio del giorno dopo, il 17 ottobre, quando un legale dell’ex premier ha avvisato la Procura. Appena saputo dell’accaduto, gli investigatori si sono recati a Bresso, alla residenza di Giuseppe Spinelli, per un accurato sopralluogo scientifico e hanno prelevato immagini da telecamere e raccolto tabulati di telefonate che, sviluppati, hanno poi permesso di individuare i sei presunti responsabili del reato.
Nel luglio 2011 Finivest è stata condannata in secondo grado per il lodo arbitrale Mondadori che ha deciso un risarcimento per i danni economici per mancata possibilità subiti dalla Cir di Carlo De Benedetti in seguito alla sentenza della Corte d’Appello di Roma e al seguente lodo arbitrale.
I commenti sono chiusi.