MILANO – E’ una strana storia quella del rapimento di Giuseppe Spinelli, ragioniere, uomo di fiducia di Silvio Berlusconi. E’ il 15 ottobre, è notte. Spinelli torna a casa sua più tardi del solito. Appena esce dall’ascensore e suona alla porta, viene aggredito da un paio di uomini, hanno le pistole in pugno, lo spingono dentro l’appartamento, immobilizzano la moglie e li costringono a stare su un divano, in attesa del capo, che arriva nel cuore della notte.
Che cosa vogliono? Soldi da parte di Berlusconi. In cambio, ricostruisce la polizia, offrono del materiale informatico che riguarda il lodo Mondadori, mostrano su un foglio di carta a Spinelli nomi di magistrati, parlano di Gianfranco Fini come di “un uomo disposto a trafficare con la magistratura per rovinare Berlusconi”. Spinelli in effetti chiama, e parla proprio con Berlusconi. Dopo la chiamata i banditi se ne vanno, ma vogliono una cifra altissima, 35 milioni di euro. Il sequestro è terminato intorno alle 9 di mattina: il pm ipotizza che per la liberazione di Spinelli e della moglie sia stato pagato un riscatto di 8 milioni.
A quel punto, Berlusconi fa intervenire la sua scorta: Spinelli e la moglie vengono portati in una località segreta. Scorre martedì 16 ottobre, il giorno dopo lo studio Ghedini-Longo avvisa la Procura milanese e interviene Ilda Boccassini, con interrogatori delle vittime e indagini sul territorio. Un mese dopo, gli arresti. Sono sei: Francesco Leone, ex pentito pugliese di 51 anni, arrestato a Paliano (Frosinone); Pierluigi Tranquilli, di 34 anni, residente a Olevano Romano (Roma), pregiudicato, e Alessio Maier, di 46 anni, residente a Malnate (Varese), anch’egli con precedenti. Oltre a questi 3, ritenuti gli organizzatori e gli ideatori del sequestro, ci sono 3 albanesi pregiudicati di 33, 28 e 39 anni.
E’ stato un dettaglio quasi da romanzo, le scarpe da ginnastica rosse, del Milan, del capo, a imprimere una svolta alle indagini. Nel senso che tutti erano mascherati, ma interrogati dal procuratore aggiunto antimafia Boccassini, Giuseppe Spinelli e sua moglie Anna, hanno raccontato di aver visto soltanto queste scarpe rosse. E che nei giorni precedenti avevano notato “movimenti” di estranei intorno alla casa, e anche all’interno del palazzo, circostanza notata anche da altri inquilini.
La storia è questa, ma il sequestro, oltre ad essere stato lampo, è anche anomalo. Anomalo secondo i pm, così come anomala e misteriosa è la figura di Francesco Leone, ex pentito barese, ritenuto affiliato al clan Parisi e organizzatore del sequestro Spinelli. Sarebbe lui che offre materiale informatico che riguarda anche Carlo De Benedetti e il Lodo Mondadori. Spinelli, minacciato, aveva il compito di spiegare a Berlusconi perché quel materiale potesse essere importante. Berlusconi e l’avvocato Ghedini avevano però preso tempo e, intanto, le intercettazioni telefoniche hanno svelato che la banda stava cercando di recuperare altri milioni di euro, di provenienza ancora oscura.
“Questo documento servirà al presidente Berlusconi e gli farà molto piacere, perché è stato danneggiato”. E’ quanto ha detto uno dei sequestratori alla moglie di Spinelli quando, la mattina successiva all’aggressione, gli mostrò un foglio di carta dicendo che era un qualcosa che “interessava al presidente Berlusconi”. Lo ha raccontato la stessa donna agli investigatori che l’hanno sentita per ricostruire come sono andati i fatti. ”Quando mio marito e la terza persona sono tornati indietro dopo essere stati in camera da letto per circa un quarto d’ora – racconta la donna – la terza persona mi ha messo davanti un foglio che non era scritto a mano, dove compariva una scrittura un po’ disordinata, non sono riuscita a capire, anche perchè ero sotto choc, quello che vi era scritto, ricordo solo che la terza persona mi disse che questo foglio sarebbe stato lasciato a mio marito, anche se poi se l’è portato via”. Cosa c’era su quel foglio? ”Mi disse di leggerlo – afferma la moglie di Spinelli – ma io non avevo certamente la testa, e mi disse che era una cosa che interessava al presidente Berlusconi perchè era stato danneggiato e che gli avrebbe fatto molto piacere”.
A proposito del filmato con Fini, Spinelli ha detto ai pm che il presidente della Camera sarebbe stato ripreso mentre parlava con i tre giudici della corte d’appello di Milano che hanno trattato la causa del Lodo Mondadori. Fini avrebbe chiesto aiuto ai giudici “per mettere in difficoltà Berlusconi”. Secondo i rapitori, per questo filmato Berlusconi “sarebbe stato grato per tutta la vita”. Ma di questo cd non c’è traccia. Non è mai stato trovato dagli inquirenti e men che meno visionato. Così come i documenti sventolati dai rapitori a Spinelli. Un sequestro anomalo.