Giustizia amministrativa segreto di Stato fino a sentenza, bavaglio per decreto

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Aprile 2014 - 07:00 OLTRE 6 MESI FA
Giorgio Giovannini

Giorgio Giovannini

ROMA – La giustizia amministrativa, davanti ai Tar e al Consiglio di Stato, è vietata ai cittadini. Tutti i processi che coinvolgono enti pubblici, là dove si annidano sprechi e ruberie da miliardi e anche la violazione dei diritti dei cittadini e delle imprese, saranno coperti da segreto fino alla sentenza, cioè fino a quando sarà ormai troppo tardi.

 “Per paura della possibile corruzione del personale, la Giustizia amministrativa ricorre a un black out dell’informazione che impedisce ai cittadini di sapere cosa facciano Consiglio di Stato e Tribunali amministrativi regionali (Tar) che decidono sulle vicende degli enti pubblici e quindi, a maggior ragione, con il bisogno del controllo dei cittadini.

Con ciò ribaltando la sentenza di uno dei massimi giuristi italiani, Franco Cordero: “La sola cosa più importante del rendere giustizia è il vedere come il giudice la rende”. Perché dietro le cortine fumogene del segreto tutto può avvenire. Lo sanno bene i giudici della Corte europea dei diritti dell’Uomo di Strasburgo che nelle loro sentenze ripetutamente definiscono i giornalisti “cani da guardia della democrazia” e bollano come illegittime e illegali tutte le limitazioni al loro lavoro.

Il black out, iniziato da qualche giorno, consiste nell’oscuramento per i giornalisti del sito internet (unico sia per i Tar , sia per il Consiglio di Stato). E’ una conseguenza diretta, dicono, del Piano per la prevenzione della corruzione nell’ambito della Giustizia amministrativa 2014 – 2016 emesso il 30/1/2014 con un decreto dal Presidente del Consiglio di Stato Giorgio Giovannini. 

In una lunga e meticolosissima elencazione di casi di eventuale, sospetta, possibile corruzione del personale, il decreto sancisce che i giornalisti non possano più accedere al portale e che al personale “non è consentito intrattenere rapporti con organi di stampa od altri mezzi di comunicazione di massa aventi ad oggetto le attività istituzionali”. Rimane, sulla carta, una terza via: chi avesse interesse alla consultazione dei ricorsi contro le amministrazioni pubbliche, può inviare una e-mail all’indirizzo:  webmaster@giustizia-amministrativa.it” che risponderà con i tempi della Giustizia, cioè a babbo morto, cioè, si può ipotizzare, mai o comunque troppo tardi.

 Senza l’informazione tempestiva dei giornalisti, i cittadini non sapranno praticamente nulla di ciò che combinano Consiglio di Stato e Tar: il processo amministrativo, infatti, è pubblico solo nella fase conclusiva poiché le udienze sono “in camera di consiglio” nella fase cautelare. 

Il Codice del processo amministrativo prescrive che le decisioni (ordinanze, decreti e sentenze) diventano pubbliche con il deposito in cancelleria, con l’apposizione del numero di registro e la notifica alle parti. Quindi solo agli interessati, non alla generalità dei cittadini che vengono informati dai cronisti: senza il lavoro dei giornalisti il pubblico non verrebbe informato in modo corretto, completo e tempestivo, come è suo preciso diritto, sancito dall’art.21 della Costituzione.  

Ma adesso la Giustizia amministrativa ha deciso di ammantarsi di segreto. Una iniziativa che sta creando imbarazzo a più livelli e che, probabilmente, è all’origine della mancata risposta del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, alla interrogazione dell’on. Ernesto Magorno, [del Pd]  componente della Commissione parlamentare Antimafia, il quale sostiene che “Sarebbe singolare se per combattere la corruzione si impedisse alla stampa di informare liberamente i cittadini su informazioni di pubblico interesse””.