Gli impiegati "preferiti" fanno i furbi? La colpa è anche del capo

ROMA, 29 SET – E' meglio che stiano attenti, d'ora in poi, i capi che fanno favoritismi facendo capire chiaramente chi sono i 'protetti' in ufficio. Se questi dipendenti, infatti, violano l'orario di lavoro manomettendo il badge risponde di concorso in truffa anche il capo.

Secondo la Cassazione, infatti, con l'atteggiamento di ''favore'' nei confronti di questi dipendenti infedeli si rischia di creare un'''aurea di intangibilità'' tale da ''disicentivare gli altri dipendenti a presentare esposti o segnalazioni'' per paura di ritorsioni del capo.

Il caso riguarda un dirigente del Comune di Milano condannato ad un anno di carcere dal Tribunale e dalla Corte d'appello lombarda nel 2010 per aver consentito ''che alcuni dipendenti attestassero falsamente la loro presenza in ufficio''.

Nel ricorso in Cassazione il capo ha sostenuto che ritenendo sicuro il meccanismo del tesserino magnetico non riteneva di dover anche controllare personalmente le presenze dei dipendenti.

Non così per la Cassazione che ha ricordato come in appello fosse stato dimostrato un rapporto preferenziale dei dipendenti assenteisti col capo che li aveva messi in una ''posizione privilegiata'' tale da rendere questi protetti ''capaci di ottenere il silenzio di tutti gli altri dipendenti pena delazioni del capo''.

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