Congiuntivo smarrito, cervello debole

Congiuntivo in difficoltà anche sui muri

ROMA – Congiuntivo smarrito, cervello debole. Congiuntivo e condizionale abbandonati, cervello e pensiero non allenati. Parlare e pensare sempre e solo con l’indicativo, mente e in fondo anche cuore obesi di presente. Esprimersi sempre e solo con il tempo semplice, carestia di emozioni e capacità di comprendere. Lo si legge sul Corriere della Sera di sabato 11 febbraio a firma di Federica Mormando psicoterapeuta. Ma in fondo non ci voleva una “scienza” per saperlo. Il difficile non è saperlo ma prenderne atto. Si legge: “Il congiuntivo indica una possibilità, usarlo bene vuol dire distinguere tra ipotesi e realtà, fantasia e concretezza…Sono contenta che tu sia qui: ci sei e sono contenta. Avresti potuto non esserci…Sono contenta che sei qui: ci sei e basta”. La realtà ad una dimensione, la realtà da cui viene espulsa la complessità, cioè la realtà stessa.

Si legge ancora: “Quanto al condizionale, possederlo significa aver introiettato la relazione causa-effetto: se passassi l’esame, andrei in vacanza…Andrò in vacanza se passo l’esame: è lo stesso concetto ma appiattito…La struttura profonda del linguaggio, logica e astratta, si impoverisce…sta sparendo anche il passato remoto, il fondamento della storia…l’indicativo attualizza ma distoglie dall’esame obiettivo, dalla riflessione…”. Si legge che “parla come mangi” è monito saggio alla sincerità, genuinità e non alibi all’anoressia linguistica. Si legge che la ritrosia alla fatica di coniugare è sorella gemella della ritrosia alla fatica del pensare. Dimmi che tempo del verbo usi e ti dirò non solo che scuole hai frequentato ma anche e soprattutto che uomo, donna e soprattutto cervello sei.

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