Grassobbio, Reggiani Macchine riassume la mamma licenziata grazie alla protesta dei colleghi Grassobbio, Reggiani Macchine riassume la mamma licenziata grazie alla protesta dei colleghi

Grassobbio, Reggiani Macchine riassume la mamma licenziata grazie alla protesta dei colleghi

Grassobbio, Reggiani Macchine riassume la mamma licenziata grazie alla protesta dei colleghi
Grassobbio, Reggiani Macchine riassume la mamma licenziata grazie alla protesta dei colleghi

BERGAMO – Licenziata senza preavviso al rientro dalla maternità dopo 15 anni di servizio alla Reggiani Macchine di Grassobbio. La storia della neomamma si conclude però con un lieto fine: dopo lo sciopero dei colleghi indetto il 26 maggio e la protesta dei sindacati, la donna ha riavuto il suo lavoro e ha ringraziato tutti coloro che l’hanno aiutata. Uno sciopero compatto che ha attirato l’attenzione dei media e così dopo 5 ore di trattativa tra il 5 e il 6 giugno la lavoratrice è stata riassunta.

La Fiom Cgil nell’annunciare il risultato ottenuto ricorda che “moltissimi colleghi venerdì 26 maggio erano scesi in sciopero e in presidio per manifestarle tutta la loro solidarietà”. Andrea Agazzi della Fiom-Cgil di Bergamo ha poi spiegato:

“Da venerdì 9 giugno la lavoratrice tornerà in azienda con la mansione di impiegata e con la garanzia del mantenimento dello stesso stipendio che percepiva prima della sospensione”.

Il caso era emerso lo scorso 24 maggio per lo sciopero immediato, con un presidio di fronte ai cancelli della fabbrica, di tutti i 230 dipendenti della Reggiani Macchine di Grassobbio, azienda specializzata nella produzione di macchinari per la stampa assorbita nel 2015 dal gruppo americano Efi. Il sindacato ha dichiarato:

“Siamo soddisfatti per aver ottenuto una ricollocazione che all’inizio sembrava impossibile. Il risultato è stato reso possibile dalla determinazione della lavoratrice, dal sostegno e dalla solidarietà che ha ricevuto da parte dei suoi colleghi di lavoro. Certo resta l’amarezza per un punto su cui l’azienda ha usato, fino all’ultimo, un’inspiegabile intransigenza: per giungere all’accordo la direzione ha preteso che la lavoratrice accettasse un demansionamento, un abbassamento del livello contrattuale ma, appunto, non di quello salariale”. Per la Fiom, “l’azienda ha puntato i piedi per un aspetto solo formale, che dunque non avrà ripercussioni economiche, e che davvero poteva essere evitato, apparendo quasi un accanimento gratuito. Nell’accordo, comunque, è scritto che alla lavoratrice non si precluderà la possibilità di crescita professionale”.

La lavoratrice – come ricostruisce la Fiom -, senza alcun preavviso, dopo 15 anni di lavoro, aveva ricevuto la lettera di licenziamento martedì 23 maggio. Nell’azienda lavorano 230 persone, di cui circa 130 impiegati. La lavoratrice ha commentato:

“Finalmente ho riottenuto un posto di lavoro. Per questo vorrei ringraziare tutti coloro che in modi diversi mi hanno fatto ottenere questo risultato”.

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