Ma bar e ristoranti controllano davvero se i propri clienti hanno il Green Pass? No. Diciamocelo chiaramente: chi controlla è la minoranza. Inutile girarci intorno. Basta farsi un giro in una qualsiasi città italiana. Scegliete a caso una città italiana, scegliete a caso una zona e fate una prova. Lo ha fatto, per esempio, il Corriere della Sera. I giornalisti del Corriere si sono fatti un giro in qualche città italiana proprio per vedere come sta andando con i Green Pass. Beh, come sta andando? Come era facilmente prevedibile.
Il test del Corriere
Qualche numero messo nero su bianco. A Milano hanno controllato solo cinque su dieci. A Torino su venti attività hanno controllato solo in sei. Tra l’altro tutti e sei senza chiedere il documento d’identità.
Già, perché non controllare il documento d’identità rende del tutto inutile la verifica. Semplice cosa che sembra non abbia capito più o meno nessuno. Ma andiamo avanti. A Firenze tre su dieci non hanno controllato. A Roma la situazione sembra più o meno fuori controllo. “Impossibile ricavarne una statistica” si arrende il Corriere.
Insomma: chi controlla il green pass con annesso il documento è davvero la minoranza.
Chi controlla chi dovrebbe controllare?
Ma chi controlla chi dovrebbe controllare? Anche qui la risposta è scontata: più o meno nessuno. Diciamocelo chiaramente senza troppi giri di parole. I controlli, almeno per ora, sono davvero al minimo sindacale.
Il Green Pass obbligatorio, lo ricordiamo, è entrato in vigore il 15 ottobre. A fine ottobre la situazione dei controlli era questa: 10mila attività ispezionate, 583 violazioni certificate (la fonte è sempre il Corriere). 583. In tutta Italia. In due settimane.