Gruppo contro down su Facebook: la bravata di un cingalese

Pubblicato il 6 Marzo 2010 - 19:37 OLTRE 6 MESI FA

Per gioco aveva dato vita al gruppo shock su Facebook contro i bimbi down. Per un ragazzo cingalese di 19 anni da tempo in cure psichiatriche era solo una bravata informatica, una gara per ottenere più contatti possibile sul social network di Internet. È quanto c’era dietro al gruppo-intitolato «Giochiamo al tiro al bersaglio con i bambini down: è l’unica fine che meritano questi parassiti», che aveva come ‘logo’ la foto di un neonato disabile con la parola ‘scemo’ scritta sulla fronte e che in poche poche ore era riuscito a raccogliere oltre 1.300 iscritti.

La polizia postale di Roma e del compartimento di Catania hanno scoperto come il fondatore del gruppo, collocato nella categoria ‘Salute e benessere’, che si nascondeva dietro gli pseudonimi di ‘Il signore della notte’ e ‘Il vendicatore mascherato’, ci fosse un giovane extracomunitario che vive vicino Roma che ha ammesso subito le sue responsabilità ed è stato denunciato per istigazione a delinquere.

I proclami messi on line su Internet erano deliranti: «Perchè dovremmo convivere con questi ignobili creature… con questi stupidi esseri buoni a nulla? Come liberarci di loro? Usandoli come bersagli mobili o fissi, nei poligoni». Secondo Antonio Apruzzese, direttore della Polizia postale e delle comunicazioni, in realtà «l’obiettivo del cingalese era soltanto quello di creare scalpore per gareggiare con gli amici a chi organizzava gruppi che creavano più scandalo».

Per gli investigatori, a spingere il diciannovenne «non c’era alcun preconcetto specifico contro le persone down, ma soltanto il desiderio di ottenere il maggior numero di iscritti al suo forum». «E l’obiettivo è stato raggiunto – osserva Apruzzese – anche se, per fortuna, la maggior parte degli iscritti si scagliava contro l’iniziativa». Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Michelangelo Patanè, sono scattate dopo la segnalazione della polizia postale di Catania, la cui denuncia ha fatto radicare la competenza nel capoluogo etneo. «È stata indispensabile – rivela Apruzzese – la collaborazione attiva di Facebook che ha rimosso immediatamente la pagina ma ci ha anche fornito gli elementi tecnici e i numeri identificativi delle macchine da cui era stato ‘postatò il gruppo. Una collaborazione necessaria e determinante». Così gli investigatori sono riusciti a individuare l’utenza telefonica da dove era stato attivato il gruppo su Facebook e identificato il giovane cingalese.