Guarito dal Covid ma ancora in quarantena: storia di un paziente "ostaggio" della burocrazia Guarito dal Covid ma ancora in quarantena: storia di un paziente "ostaggio" della burocrazia

Guarito dal Covid ma ancora in quarantena: storia di un paziente “ostaggio” della burocrazia

Guarito dal Covid ma ancora in quarantena. Vi raccontiamo la storia di un paziente “ostaggio” della burocrazia. Burocrazia italiana, naturalmente. In questo periodo di confusione, dove la malattia Covid-19 è ormai argomento di discussione continuo, l’incertezza e l’incapacità decisionale, a volte, si presentano anche nel contatto con la pubblica amministrazione. Che, invece, dovrebbe dare sicurezze ai cittadini. Raccontiamo un episodio portato alla nostra attenzione da parte del Dottor Sergio Mariani.

Un suo assistito, che chiameremo il Signor V per questioni di privacy, ha preso il virus. Per sua fortuna è guarito e ha anche sviluppato gli anticorpi che lo rendono protetto e non contagioso per le persone che lo circondano. Nonostante questo lieto fine, il Signor V, oggi è spaventato e non può né lavorare né uscire di casa. Come è possibile?

Guarito dal Covid, ma resta in quarantena

Ricostruiamo i fatti. Tre mesi orsono il Signor V si è ammalato di Covid-19. Si è curato ed è guarito durante la quarantena, che ormai tutti conosciamo come il periodo di isolamento che i positivi devono rispettare. Curatosi e, finalmente, uscito dall’incubo, per essere sicuro di esser guarito, il Signor V ha eseguito un test sierologico quantitativo per gli Anticorpi IgG Anti Sars CoV-2.

Test che ha certificato lo sviluppo di un elevato “titolo anticorpale”. Che, in parole povere, oltre a rendere il paziente immune al virus, lo ha reso perfettamente guarito e non pericoloso anche per chi gli sta vicino. Ma al servizio di Profilassi della ASL questo non è bastato per permettergli di tornare alla sua vita.

Qualche giorno fa il Signor V, dopo aver ritirato i risultati del laboratorio che lo rendevano felice e sereno, si è visto recapitare una mail da parte della UOC di Servizio di Sicurezza e Prevenzione della ASL ROMA2. Che lo obbligava, di nuovo, causa l’essere risultato POSITIVO al test sierologico effettuato, a isolarsi socialmente, a non recarsi al lavoro e a presentarsi l’indomani per effettuare ulteriore tampone presso il Drive In preposto.

Questo perché il protocollo non fa distinzione fra l’essere malati di Covid, quindi con infezione in atto, e l’aver sviluppato gli anticorpi IgG allo stesso virus ed essere guariti e protetti dal virus. Per il Dottor Mariani, che assiste da molto prima di questi fatti il Signor V, questa è una grave anomalia del sistema. Anomalia che imporrebbe al Signor V, un paziente guarito e provvisto di adeguato titolo anticorpale, di tornare a un isolamento inutile. Solo per aver voluto conoscere il suo grado di protezione attuale nei confronti del Virus.

Ciò che fa ulteriormente riflettere è la risposta data dall’operatore ASLROMA2, contattato dal paziente per segnalare l’anomalia. La risposta è netta: il protocollo è questo e a loro non interessa altro. Naturalmente stiamo parlando di una persona alla quale è stato dato un ordine e sta solo rispettando la prassi del suo lavoro. L’anomalia, semmai, è alla base.

Venuto a conoscenza di questo fatto, il dottor Mariani ha subito scritto al Direttore del Distretto 8 ASL Roma 2. Perché l’avvenimento ha, secondo lui, dell’incredibile ed è gravemente lesivo della vita e della libertà del Signor V.

Intervista al Dottor Mariani, medico curante del paziente V

Per chiarire tutto, abbiamo intervistato il Dottor Mariani.

Dottor Mariani, intanto grazie per la segnalazione. Innanzitutto, quali sono le sue qualifiche professionali?

Grazie a Lei, Sono un MMG (medico medicina generale) e specialista in Endocrinologia con 1600 assistiti. Il Signor V è uno di questi.

Perché, secondo lei, questo è un fatto grave o, per usare le sue parole, una “anomalia del sistema”?

Purtroppo in Italia la burocrazia e i burocrati (e non le nostre conoscenze) gestiscono le risorse. Quindi, si producono errori di sistema per mancanza di un regolare audit del protocollo operativo. Questo avvenimento ne è, a mio avviso, un esempio lampante.

Cosa vuol dire per un paziente l’aver sviluppato un elevato titolo anticorpale?

Significa essere guarito e in possesso di una capacità di difendersi da un’infezione virale.

Potremmo spiegare meglio?

Durante la prima fase dell’infezione da Covid si producono prima le IgM, che tendono poi a scomparire, per lasciar posto alle IgG. Che sono responsabili della protezione a lungo termine.

Quanto è sicuro stare vicino a un paziente che ha sviluppato quel particolare tipo di anticorpi (IgG)?

Completamente sicuro, il suo organismo avendo il titolo anticorpale, non consente al virus di replicarsi e quindi lui non può contagiare. Come se avesse già praticato il vaccino.

Com’è possibile che, oggi, possa avvenire una tale anomalia del protocollo?

Perché il sistema e gli operatori essendo sotto stress ed oberati. Non hanno la lucidità di distinguere se è la positività anticorpale corrisponde a una prima segnalazione del paziente. Ovvero, colui che cerca di sapere se lo ha avuto o meno. Allo stesso modo, un paziente che vuole conoscere il suo stato di protezione, avendo già contratto e superato la malattia virale, è piuttosto facile da verificare, in quanto esiste già una segnalazione precedente al servizio di Profilassi.

Cosa dovrebbe fare, a suo avviso, l’amministrazione sanitaria in questi casi?

Istruire il personale addetto, medico e non, che deve saper interpretare ed ascoltare e quindi accogliere le segnalazioni per riconoscere i propri errori e migliorarsi, a questo serve l’audit e la collaborazione tra cittadini istituzioni ed operatori.

Perché non esiste nei protocolli di sicurezza sanitaria un riconoscimento immediato sanitario da parte dei pazienti che hanno sviluppato gli anticorpi?

Non è previsto in quanto, forse, i costi da sostenere sono elevati. In quanto un’indagine sierologica rivolta a tutti coloro che hanno superato l’infezione, non apporterebbe un vantaggio concreto ai fini del controllo della pandemia, ma solo ai fini scientifico-statistici.

Ha avuto risposta dalla ASL alla quale ha fatto la segnalazione?

Solo da un dirigente che ha ammesso che il comportamento è di pura follia istituzionale!

E quindi come sta proseguendo la vicenda del Signor V?

Invariata purtroppo, in quanto a oggi non ho ricevuto nessuna risposta ufficiale da parte delle istituzioni preposte.

Quali sono oggi le metodologie diagnostiche disponibili per diagnosticare il COVID19 e come funzionano?

Test Antigenici rapidi, molto specifici e molto sensibili, che rischino dei falsi postivi e Test molecolari, con amplificazione genica, che necessitano di un processo di laboratorio più lungo e più costoso ma assolutamente più affidabile.

Quando, secondo lei, potremo avere un numero sufficiente di pazienti vaccinati per poter essere ragionevolmente più tranquilli?

Quando riusciremo a vaccinare almeno il 50-60% della popolazione.

Secondo la sua esperienza, potrebbe dare una sua previsione di quanto, alle attuali condizioni, questo potrà avvenire?

Non prima della fine dell’estate.

P.S. Ovviamente, il dottor Mariani ha tutta la documentazione che attesta quanto avvenuto al Signor V. Se l’ ASLROMA2 volesse segnalare qualche incorrettezza o volesse il diritto di replica, Blitz Quotidiano è a disposizione.

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