I giudici “bocciano” il chirurgo Maira: voleva disconoscere la figlia non sua

Guido Maira, noto chirurgo, voleva disconoscere la figlia Francesca: non era sua anche se aveva dichiarato il contrario. Ma il tribunale dà ragione alla figlia

ROMA – Francesca Maira può considerarsi ancora, a tutti gli effetti, figlia di Giulio Maira. Conservarne il cognome e mantenere tutti i diritti che spettano, secondo la legge, a una figlia legittima. Il tribunale civile di Roma ha stabilito che il genitore che riconosce, seppur mentendo, un bambino non ha poi il diritto a delegittimare il figlio seppur dichiarando di aver mentito.

Il caso, il primo di questo genere, venne sollevato da un noto neurochirurgo romano, Guido Maira. L’uomo nel 1969 dichiarò che la figlia della sua compagna era sua. Dichiarazione suggellata dal successivo matrimonio. Francesca, che oggi ha 45 anni, per tutta la vita si è sentita quindi una Maira a tutti gli effetti.

Passano gli anni. Nel 2008 Guido Maira si separa dalla moglie e decide anche di disconoscere la figlia. Il motivo? Semplice, Francesca non è, biologicamente, figlia sua. Lui prepara il disconoscimento formale dopo apposito test del Dna. La figlia lo denuncia per falso in atto pubblico. Sullo sfondo, come in un romanzo, un patrimonio molto consistente: si dice intorno ai 10 milioni di euro.

Ma il 7 ottobre arriva al sentenza: Francesca, anche se la biologia non è dalla sua parte, è comunque “figlia” di Guido Maira. Ecco la motivazione dei giudici: “Sempre meno rilievo assume il dato formale del rapporto familiare legato sul legame meramente biologico. La famiglia assume sempre di più la connotazione della prima comunità nella quale effettivamente si svolge e si sviluppa la personalità del singolo e si fonda la sua identità”. Cosa che “impone di considerare irretrattabile il riconoscimento avvenuto nella piena consapevolezza della sua falsità.

“Perché questo – afferma Giorgio Robiony, avvocato di Francesca Maira – ha la stessa valenza di una revoca, vietata dalla legge. Il nostro ordinamento è stato per anni centrato sul privilegio della verità, questa sentenza dice che c’è altro: l’identità, la famiglia. Tutte le famiglie visto che oggi ce ne sono tante legalmente riconosciute che non hanno nulla di naturale”.

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