Hilarry Sedu, avvocato di colore ma la giudice non si fida e gli chiede il tesserino: "Mi ha chiesto anche se sono laureato" Hilarry Sedu, avvocato di colore ma la giudice non si fida e gli chiede il tesserino: "Mi ha chiesto anche se sono laureato"

Hilarry Sedu e la giudice che non si fida dell’avvocato di colore: “Mostrami il tesserino, sei laureato?”

Non credeva che potesse essere un avvocato, forse perché di colore, per questo quando si è presentato in aula gli ha chiesto di mostrare il tesserino. Accade al Tribunale per i minorenni di Napoli, dove Hilarry Sedu, avvocato italiano di origine nigeriana, è stato così accolto da un giudice onorario.

Lo spiacevole episodio risale alla mattina di mercoledì 3 febbraio. Sedu, che è piuttosto noto tra i colleghi essendo anche consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Napoli, dice di esserci “rimasto male” ma non vuole parlare di “razzismo”.

Hilarry Sedu, il racconto dell’avvocato su Facebook

E’ stato proprio lui, che alle scorse Regionali in Campania si era candidato per il Pd, a raccontare la vicenda sui social, buttandola un po’ sull’ironia, anche se amara, ma esprimendo comunque condanna per il comportamento del pubblico ufficiale.

“Giunto il mio turno per la discussione di una causa – scrive Sedu – il neo magistrato onorario mi chiede di esibire il tesserino di avvocato, lo faccio. Stupita o stupida, mi chiede se sono avvocato, poi ancora, mi chiede se sono laureato”.

“Vi giuro che non è una barzelletta. Impulsivo come sono, ero tentato di insultarla, ma ho voluto mettere avanti il bene della causa da trattare, perché ne vale della vita della mia assistita e della sua bambina”.

“No, non è razzismo, è solo idiozia – conclude amareggiato – È la incompetenza di un organo amministrativo che non sa scegliere i componenti privati in ausilio della macchina giustizia. Comunque, cara giudice (onorario), sono anche Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Napoli”.

Raggiunto telefonicamente dall’Ansa, Sedu afferma poi che “quel giudice onorario andrebbe rimosso, perché non è possibile che accadano ancora cose del genere, sintomo di un retropensiero duro a morire”. 

Gestione cookie