I No vax che vaccinano però il loro cane: paradosso nichilista di chi non crede più al futuro della specie

I No vax che vaccinano però il proprio cane. Perché un no vax convinto e orgoglioso di esserlo non esita nemmeno un istante quando si tratta di sottoporre il proprio cane alla vaccinazione del caso?

I No vax che vaccinano però il loro cane

Qual è la motivazione profonda di questo atteggiamento duale, contraddittorio (assodati amore e responsabilità nei confronti dell’animale)? Quale la molla psicologica?

La questione è stata posta oggi sul Corriere della Sera da Fabrizio Rondolino che l’ha tratta dalla sua esperienza personale di volontario in un ricovero per cani abbandonati.

“Chiacchierando del più e del meno, il discorso inevitabilmente è scivolato sul Covid, come sempre accade ormai da quasi due anni, e ho così scoperto che il ragazzo della coppia non si sarebbe vaccinato perché – mi disse – «io mi curo con la propoli».

Non ho ribattuto nulla, ma gli ho chiesto se avrebbe vaccinato Summer. Come se gli avessi domandato se intendesse dar da mangiare al cane, il ragazzo mi ha subito risposto: «Ma certo, ci mancherebbe!».

Una questione di apparente banalità quotidiana. Che tuttavia apre a riflessioni più profonde, rilevanti. Specie alla luce del dispiegarsi, sia pur in ambito largamente minoritario, di una opposizione incrollabile, cieca, di fronte all’unica arma di cui gli umani si sono dotati per combattere l’insidia degli agenti virali in generale e dell’infezione da Covid 19 in particolare.

Psicosi di chi non crede al futuro degli umani

Una psicosi, dice Rondolino. Ed è difficile dargli torto. Una psicosi che si scontra – sempre secondo il giornalista – con l’imperativo biologico di ogni specie, e cioè la sua sopravvivenza.

Da dove origina questo paradosso dai tratti nichilisti, questa predisposizione al”suicidio di specie”, se non dalla fine dell’idea di futuro, dalla convinzione che il domani non sia solo una terra incognita ma un futuro di catastrofe e distruzione?

“Non soltanto non riusciamo ad immaginare un mondo migliore per domani – come è sempre stato dal Neolitico in poi – ma addirittura neghiamo che possa esistere un domani. E dunque tanto vale lasciarsi morire.

L’irrazionalismo nichilista di questa posizione è evidente, così come è evidente la pulsione autodistruttiva che aggredisce e addirittura capovolge la legge fondamentale della natura, cioè la sopravvivenza”.

 

Gestione cookie